Si trovano in una regione remota oltre l’orbita di Nettuno, sono considerati dei fossili del Sistema Solare e, lontani dall’irraggiamento del Sole, sono stati a lungo ritenuti freddi e ‘imperturbabili’: sono i corpi celesti della Fascia di Kuiper, il cui rappresentante più celebre è Plutone. Questi corpi ghiacciati tornano alla ribalta per uno studio che riguarda altri due noti rappresentanti della categoria: Eris e Makemake, pianeti nani scoperti nel 2005 che, sotto la loro gelida apparenza, avrebbero un certo dinamismo. La ricerca, coordinata dal Southwest Research Institute di San Antonio (Texas), è stata pubblicata su Icarus e si basa su dati raccolti dal telescopio spaziale Webb.

Gli autori del saggio, all’inizio della loro analisi, erano convinti che i corpi più grandi della Fascia di Kuiper fossero caratterizzati da materiali derivanti dagli albori del Sistema Solare e che la loro superficie fredda potesse preservare elementi volatili come il metano. Invece, dai dati del Webb su Eris e Makemake, è emersa una sorpresa: il team ha riscontrato l’evidenza di processi fisici che generano metano all’interno dei due pianeti nani. Infatti, sulle loro superfici sono state individuate molecole di isotopi; in particolare, il telescopio Nasa-Esa-Csa ha misurato il rapporto tra il deuterio (isotopo dell’idrogeno) e l’idrogeno nel metano. Questo dato, secondo gli scienziati, funziona come una sorta di finestra che permette di sbirciare cosa si agita sotto la crosta di un pianeta: i dati su Eris e Makemake fanno ipotizzare la presenza di temperature elevate nei loro nuclei rocciosi, al punto da innescare la ‘produzione’ di metano. Su Eris, inoltre, è stata riscontrata l’evidenza di azoto molecolare, composto formato da due atomi di azoto. I nuclei caldi, infine, potrebbero anche indicare eventuali fonti di acqua liquida sotto le superfici ghiacciate dei due pianeti nani.

I mondi ghiacciati, in generale, non sono così statici come si pensava un tempo: una prova del loro dinamismo interno è data anche dalla presenza di oceani sub-superficiali individuati in alcune lune di Saturno e Giove, come Encelado ed Europa. La possibilità che anche Eris e Makemake possano ospitare una massa oceanica sotto la loro crosta è uno scenario ancora da esplorare; tuttavia, secondo gli studiosi, l’individuazione di elementi chimici indicativi di processi interni consente di fare un ulteriore passo verso questa prospettiva. «Con questa scoperta la Fascia di Kuiper si sta rivelando molto più viva di quanto immaginassimo in termini di presenza di mondi dinamici – ha dichiarato Christopher Glein, ricercatore presso il Southwest Research Institute e primo autore dell’articolo – Non è troppo presto per iniziare a pensare di inviare una sonda per sorvolare uno di questi corpi celesti e collocare i dati del telescopio Webb in un contesto geologico. Credo che rimarremo sbalorditi dalle meraviglie che ci attendono».

In alto: elaborazione artistica del pianeta nano Makemake (Crediti: Nasa/Esa/A. Parker-Southwest Research Institute) 

In basso: Schema dei processi geotermici che, secondo lo studio di Icarus, avverrebbero all0interno dei due pianeti (Crediti: Southwest Research Institute)

 

La struttura interna di Eris e Makemake, che presenterebbe un dinamismo geotermico