Il 239° meeting dell’American Astronomical Society, che si sarebbe dovuto svolgere tra il 10 e il 13 gennaio a Salt Lake City (Utah, USA), sfortunatamente è stato annullato a causa dell’attuale emergenza sanitaria dovuta alla pandemia di Covid-19. Ne è in corso, però, una versione ridotta sotto forma di conferenze stampa virtuali: in questa veste è stata tenuta una breve presentazione di quanto rilevato dai ricercatori della Nasa, durante le ultime osservazioni della galassia nana Mrk 462 con l’osservatorio a raggi X Chandra. Tali osservazioni hanno straordinariamente portato alla scoperta di un buco nero supermassiccio (circa 200.000 volte la massa del Sole) in crescita all’interno di Mrk 462.

Chandra è un telescopio orbitale della Nasa, lanciato il 23 luglio 1999 dal Kennedy Space Center e progettato per rilevare l’emissione dei raggi X dalle regioni più calde dell’Universo; in particolare, le osservazioni di Chandra sono servite per comprendere meglio fenomeni cosmici e comportamenti dei corpi celesti (per esempio, le supernove, gli ammassi di galassie e i buchi neri).

Se è notoria la facilità con cui si riescono a rintracciare i buchi neri nelle galassie più grandi (facilità determinata dai movimenti rapidi delle stelle in loro prossimità, oppure dal surriscaldamento dei gas mentre precipitano all’interno del buco nero) è altrettanto nota la difficoltà nel rintracciarli all’interno delle galassie nane, in quanto risulterebbero troppo piccoli e deboli perché i telescopi a luce ottica possano individuarli.

Ciò premesso, gli astronomi della Nasa hanno fatto ricorso a Chandra per osservare le emissioni di raggi X all’interno di ben otto galassie nane (tra cui Mrk 462), soltanto dopo aver acquisito i dati ottici raccolti dallo Sloan Digital Sky Survey, che suggerivano delle attività riconducibili all’azione dei buchi neri,
Tra le otto galassie nane, solo in Mrk 462 si è potuta accertare la presenza di un buco nero supermassiccio in crescita. Ulteriore particolarità di questo buco nero è la sua insolita “oscurità”, in quanto ricoperto da una fitta nube di gas e polveri.

La scoperta di un buco nero con dette caratteristiche, all’interno di una galassia nana, potrebbe aiutarci a comprendere in che modo crescono i buchi neri più grandi.
Ricerche precedenti avevano già dimostrato che i buchi neri possono crescere fino a un miliardo di masse solari nell’Universo con meno di un miliardo di anni; ciononostante, non è ancora spiegabile come possa avvenire una crescita simile in così breve tempo.

Tra le ipotesi, la più attendibili è che l’Universo – nella sua fase primordiale – fosse disseminato di buchi neri con un peso pari a decine di migliaia di masse solari, probabilmente nati dal collasso di enormi nubi di gas e polveri. Tuttavia, è raro il concorso di condizioni sufficienti e necessarie per il passaggio da una nube di gas e polveri ad un buco nero di medie dimensioni. Il che rende altrettanto rara la possibilità che tutte le galassie nane (o gran parte di queste) possano contenere buchi neri intermedi e supermassicci.

(Crediti immagine: raggi X, Nasa/Cxc/Dartmouth Coll./J. Parker & R. Hickox – ottico/Ir: Pan-Starrs)