La recente conferma delle onde gravitazionali ipotizzate da Einstein ha cambiato il modo di osservare il cosmo, ma anche di ascoltarlo. La drammatica collisione di due buchi neri produce infatti un suono che si diffonde nello spazio, in modo simile alla propagazione delle onde sonore di una campana.
Ora un team di fisici del Massachussets Institute of Technology ha ascoltato per la prima volta il trillo di un giovane buco nero, identificando una sorta di schema sonoro. Questo ha permesso agli scienziati di risalire alla massa e allo spin del buco nero.
Lo studio, pubblicato su Physical Review Letters, sembrerebbe confermare il cosiddetto teorema no hair dei buchi neri (letteralmente, “senza capelli”). In base a questo principio, un buco nero è caratterizzato da tre parametri fisici: massa, spin e carica elettrica. Tutte le altre informazioni sull’oggetto (i “capelli”, appunto) sarebbero invece inaccessibili, in quanto scompaiono dietro l’orizzonte degli eventi. Per questo si dice che “i buchi neri non hanno capelli”, frase attribuita al fisico statunitense John Archibald Wheeler, che per primo ha messo a punto la teoria sulla perdita di informazioni nei famigerati black holes.
Il nuovo studio, dicevamo, confermerebbe la “calvizie” dei buchi neri. Identificando lo schema sonoro emesso da un giovane buco nero, gli scienziati hanno utilizzato le equazioni della relatività generale di Einstein per calcolare la massa e lo spin dell’oggetto. I risultati sono coerenti con misure precedenti, il che suggerisce che lo schema sonoro può essere considerato la firma diretta di massa e spin, senza nascondere altre proprietà del buco nero. Niente capelli, quindi.
«È la prima misura sperimentale che conferma il teorema no hair», dice Maximiliano Isi, prima firma dello studio. «Abbiamo individuato il segnale di un’onda gravitazionale fatto di molte frequenze che si propagano nello spazio, come le diverse armonie che compongono un suono. Questo non esclude in assoluto che i buchi neri possano avere altre proprietà che ancora non conosciamo. Ma l’immagine dei buchi senza capelli può vivere un giorno in più».