Il telescopio James Webb è diventato a tutti gli effetti un acchiappafantasmi spaziale. O meglio, come il famoso cane fifone Scooby-Doo, è riuscito a smascherare chi si nasconde dietro a un velo misterioso.
Soltanto il suo sguardo all’infrarosso è riuscito, infatti, a catturare una galassia fantasma nell’universo primordiale, apparsa precedentemente come un alone chiaro nei telescopi a Terra per poi scomparire misteriosamente nelle immagini di Hubble.
L’oggetto fantasmagorico ora scovato si chiama AzTECC7 e consiste in una galassia con una formazione stellare molto attiva, tuttavia avvolta da un velo polveroso che l’ha nascosta finora ai nostri telescopi.
La scoperta, pubblicata su The Astrophysical Journal, suggerisce che l’universo ai suoi albori fosse molto più polveroso di quanto si pensasse in precedenza.

Le galassie polverose in piena formazione stellare sono molti difficili da osservare nell’universo primordiale tramite i telescopi ottici, in quanto gran parte della luce delle loro stelle viene assorbita dal velo di polvere che le avvolge.

«Finora, l’unico modo in cui siamo stati in grado di vedere le galassie dell’universo primordiale è stato da una prospettiva ottica con Hubble – afferma Jed McKinney, primo autore dello studio  – Questo significa che la nostra comprensione della storia dell’evoluzione delle galassie è parziale perché vediamo solo le galassie non oscurate e meno polverose».

Un limite ora valicato dal potente sguardo all’infrarosso di Webb, così sensibile da scrutare i confini più remoti dell’universo e, allo stesso tempo, in grado di perforare i veli polverosi più spessi.

La galassia AzTECC71 era stata individuata per la prima volta proprio come una emissione da una macchia indistinta di polvere da una telecamera del James Clerk Maxwell Telescope alle Hawaii, il più grande telescopio che opera alle lunghezze d’onda submillimetriche.
Successivamente un team del progetto Cosmos-Web, il più grande programma osservativo del primo anno di attività del James Webb, ha individuato lo stesso oggetto nei dati raccolti da un altro gruppo di ricerca con Alma, il sistema di 66 radiotelescopi nel deserto dell’Atacama in Cile.

Osservando nello stesso punto del cosmo con il James Webb a una lunghezza d’onda di 4,44 micron, il team ha così scoperto una debole galassia che diventava invisibile se osservata a lunghezze d’onda inferiori, ovvero sotto i 2,7 micron.
Una sparizione dovuta al fatto che questa galassia fantasma ha una massa stellare inferiore e un redshift più elevato rispetto alla media delle galassie polverose in piena formazione stellare.

Il redshift, in italiano spostamento verso il rosso, avviene quando la luce emessa da un oggetto remoto e in allontanamento rispetto a noi viene catturata con una lunghezza d’onda maggiore rispetto al momento della sua emissione. Attraverso questo fenomeno gli astronomi sono in grado di calcolare quanto l’oggetto osservato sia distante da noi e, parallelamente, quanto cronologicamente vicino alla nascita dell’Universo.
Il team del progetto Cosmos-Web stima che la galassia AzTECC71 sia stata osservata a un redshift di circa 6, che si traduce in circa 900 milioni di anni dopo il Big Bang.

Immagine in evidenza: immagine composita a diversi colori della galassia AzTECC71 ottenuta tramite diversi filtri colorati dello strumento NirCam del telescopio spaziale James Webb. Crediti: J. McKinney/M. Franco/C. Casey/University of Texas – Austin.