Il suo compito principale è il monitoraggio delle polveri presenti nelle regioni aride della Terra e l’analisi della loro influenza sul clima, ma ha dimostrato le sue capacità svolgendo anche un altro tipo di sorveglianza ambientale: si tratta dello spettrometro Emit della Nasa che, collocato sulla Stazione Spaziale Internazionale, si sta rivelando uno strumento molto efficace nel controllare i flussi di metano.

Questo gas, nocivo per l’ambiente, contribuisce all’effetto serra e le sue emissioni possono essere prodotte sia da fonti naturali, come le paludi, sia da vari tipi di attività umane, tra cui quelle relative ai combustibili fossili, l’agricoltura e la gestione delle acque reflue. Il metano, al secondo posto per quantità di emissioni dopo l’anidride carbonica, è molto insidioso perché è maggiormente in grado di intrappolare il calore nell’atmosfera della Terra. Quindi, il monitoraggio e la gestione dei flussi di questo gas sono di fondamentale importanza, soprattutto per quanto riguarda le esalazioni connesse a processi industriali.

Emit (Earth Surface Mineral Dust Source Investigation), installato sulla Iss a luglio 2022, è uno spettrometro in grado di produrre dati di qualità elevata e con portate molto più ampie rispetto a strumenti precedenti; a ottobre 2022 Emit ha prodotto le sue prime mappe, analizzando con successo le polveri minerali della Libia e del Nevada. I tecnici della Nasa hanno poi coinvolto Emit nel controllo delle emissioni di metano, nonostante questo compito fosse estraneo alla sua missione primaria; questo tipo di monitoraggio è iniziato nell’agosto 2022 e ha dato ottimi frutti, portando all’identificazione di oltre 750 fonti di questo pericoloso gas. L’esito positivo di questa campagna di rilevazioni è stato illustrato nell’articolo “Attribution of individual methane and carbon dioxide emission sources using Emit observations from space”, pubblicato di recente su Science Advances.

I risultati conseguiti da Emit sono di gran lunga superiori a quelli derivanti da campagne di osservazione aerea: lo spettrometro ha rilevato dal 60 all’85% di emissioni in più rispetto al metodo tradizionale. Inoltre, Emit si è rivelato efficace nell’individuare svariati tipi di sorgenti di metano: grandi (decine di centinaia di chilogrammi all’ora), piccole (al di sotto delle centinaia di chilogrammi all’ora), durevoli nel tempo, collocate in luoghi remoti, ecc… A titolo di esempio, Emit è riuscito a scovare 12 pennacchi di metano (per un totale di oltre 22mila chilogrammi all’ora) in una regione del sud dell’Uzbekistan poco studiata.

Il team scientifico dello spettrometro ha poi realizzato delle mappe dei pennacchi di metano, rese disponibili al pubblico tramite il sito “Visions: the Emit data portal”. Da agosto 2022 a oggi Emit ha documentato oltre 50mila aree affette da questa forma di inquinamento.

In alto: l’area dell’Uzbekistan con le emissioni di metano viste da Emit (Crediti: Nasa/Jpl-Caltech)