La Nasa vuole scoprire attraverso nuove simulazioni quali saranno gli effetti sulla superficie della Luna dei prossimi lander lunari di Artemis.
Il programma della Nasa, che con gli Artemis Accords vede il contributo di diverse agenzie spaziali tra cui Asi, punta a riportare nei prossimi anni l’uomo sulla Luna e, a lungo termine, stabilire prime forme di colonizzazione.
A differenza delle missioni Apollo di 50 anni fa, i futuri allunaggi saranno effettuati con veicoli spaziali molto più grandi e potenti, e in siti non più completamente deserti, bensì con la presenza di future strutture insediative. Queste sostanziali differenze implicano la necessità per Nasa di prevedere quali saranno gli effetti dell’allunaggio, così come della ripartenza, dei futuri lander lunari, tra cui lo Human Landing System di Artemis, variante del veicolo spaziale Starship che dovrà trasferire gli astronauti da un’orbita lunare alla superficie del nostro satellite.

Effettuare un allunaggio non è, infatti, mai semplice e, durante la discesa, i veicoli spaziali accendono i motori a razzo per contrastare l’attrazione gravitazionale della Luna, lanciando gas caldo verso la superficie e sollevando così detriti ad alta velocità. Una nube di polvere che allo stesso modo si genera quando un veicolo si eleva dalla superfice lunare. Questo a causa della presenza della regolite lunare, l’insieme dei sedimenti adagiati sul suolo lunare che, data la bassa gravità e l’assenza di un’atmosfera, si elevano e si disperdono a causa dei propulsori di un veicolo spaziale, creando così una nube di detriti molto pericolosa per la navigazione, la strumentazione scientifica di un lander, quindi per l’incolumità degli astronauti a bordo.

Tuttavia, finora i veicoli delle missioni Apollo hanno dimostrato di non erodere troppo la superficie, eppure non si sa quanto i lander previsti per le prossime missioni Artemis possano farlo in futuro e se con i loro potenti getti propulsivi possano causare persino dei crateri nella zona di atterraggio.
Per scoprilo i ricercatori del Marshall Space Flight Center della Nasa hanno sviluppato nuovi software che prevedono la formazione delle nubi di polvere in base alle caratteristiche del lander che scenderà sulla superficie lunare.

Questo software è stato realizzato partendo dalla simulazione dell’allunaggio della missione Apollo 12, la seconda ad atterrare sulla Luna.
Ricreando l’ultimo mezzo minuto di discesa del lander prima dello spegnimento del suo motore, la simulazione ha mostrato le forze previste esercitate dal veicolo sulla superficie lunare in maniera assolutamente fedele con l’allunaggio avvenuto il 19 novembre del 1969.
Questa particolare calibratura permetterà ora di modulare altre simulazioni in base alle caratteristiche dei futuri lander lunari e prevedere grazie a questo software quanto i prossimi lander eroderanno la superficie lunare una volta che la toccheranno.

Video sopra: la simulazione dell’allunaggio della missione Apollo 12 ricreata con il software realizzato dai ricercatori del Marshall Space Flight Center della Nasa. Crediti: Patrick Moran, Nasa Ames Research Center/Andrew Weaver, Nasa Marshall Space Flight Center.

Immagine in evidenza: illustrazione che mostra il veicolo Starship di SpaceX decollare dalla Luna in prossimità di un insediamento. Crediti: SpaceX