Nell’estate del 2018 si è verificata una forte tempesta di polvere e sabbia su Marte, che ha messo in standby per diverse settimane il rover Opportunity. In quel periodo insieme oltre al rover, il pianeta rosso ospitava il più grande gruppo di esploratori robotici di sempre sia in orbita che in superficie – in tutto sette -, che hanno raccolto in simultanea dati preziosi sulla tempesta di polvere. Conoscere questi fenomeni atmosferici è importante non solo in vista delle future missioni umane, poiché potrebbero senz’altro creare delle complicazioni, ma anche per saperne di più sui cambiamenti climatici e sul passato acquoso di Marte.

Le tempeste di sabbia sul pianeta sono eventi comuni, specialmente durante l’estate. Possono durare un paio di giorni come persistere per mesi, ricoprendo regioni del pianeta delle dimensioni degli Stati Uniti. Secondo un nuovo studio, le forti perturbazioni hanno spostato il vapore acqueo dalla sua tipica altitudine – 20 km – sopra la superficie spingendolo molto più in alto – a circa 80 km – nell’atmosfera superiore. In questo modo le tempeste hanno interferito con il ciclo idrologico del pianeta impedendo all’acqua di condensarsi e ricadere sulla superficie.

I risultati mostrano che ad altitudini più elevate, dove l’atmosfera marziana è particolarmente tenue, la radiazione solare può penetrare più facilmente e spazzare via le molecole d’acqua nello spazio. La conferma è arrivata dalle osservazioni del Trace Gas Orbiter della missione Esa-Roscosmos Exomars, che ha misurato le molecole d’acqua a diverse altitudini prima e dopo la tempesta del 2018.  Tali spostamenti sono importanti perché aiutano a capire la storia geologica del pianeta.

Un altro dato interessante emerso dallo studio e ottenuto attraverso i dati di Curiosity, rivela che le forti raffiche di vento non sembrano spostare la sabbia, la quale si muove continuamente senza bisogno del vento. Questo significa che le tempeste di sabbia che turbinano nell’atmosfera potrebbero non essere collegati ai venti in superficie. Qualunque possa essere la motivazione, capire il ‘comportamento’ delle dune di sabbia oggi, ci aiuta a studiare l’antico clima di Marte. Tutti dati che contribuiranno a pianificare al meglio le future missioni di esplorazione del mondo rosso.