Granelli di cloruro di sodio ovvero sale da cucina, rinvenuti sui campioni dell’asteroide Itokawa, frammento di 609 per 228 centimetri di un più grande asteroide, analizzati nei laboratori terrestri, grazie alla sonda giapponese Hayabusa 2.

Se c’è sale è solo perché c’è stata acqua. Le analisi effettuate sui campioni riportati a Terra dopo la missione giapponese Hayabusa 2, partita il 3 dicembre 2014 dal Centro Spaziale di Tanegashima in Giappone ed erede di Hayabusa, lanciata nel 2003, la seconda sonda giapponese  ha raggiunto l’asteroide Itokawa  nel 2005, riuscendo a riportare sulla Terra il materiale raccolto nel 2010.

I ricercatori dell’università dell’Arizona del Lunar Planetary Laboratory confermano che la presenza di granelli di ‘ sale da cucina’ in un asteroide di tipo S, una categoria nota per la maggior parte priva di minerali idratati o portatori d’acqua, è sorprendente, a conferma che una grande popolazione di asteroidi che sfrecciano attraverso il sistema solare, potrebbe non essere così secca come si pensava in precedenza.

La ricerca, pubblicata su Nature Astronomy, rinforza la convinzione degli scienziati che l’acqua sulla Terra possa essere arrivata attraverso gli asteroidi durante la tumultuosa infanzia del pianeta.

Gli autori Tom Zega e Shaofan Che del Lunar and Planetary Laboratory, confermano che si tratta del primo studio a dimostrare che i cristalli di sale hanno avuto origine sul corpo progenitore dell’asteroide, escludendo qualsiasi possibilità che possano essersi formati come conseguenza della contaminazione dopo che il campione ha raggiunto la Terra.

«I grani sembrano esattamente come quelli che vedresti se prendessi il sale da cucina a casa e lo mettessi sotto un microscopio elettronico», ha detto Zega.

«In altre parole, l’acqua sulla Terra deve essere stata consegnata dai confini esterni della nebulosa solare, dove le temperature erano molto più fredde e permettevano all’acqua di esistere, molto probabilmente sotto forma di ghiaccio» ha detto Che.

Lo scenario più probabile è che le comete o un altro tipo di asteroide noto come asteroidi di tipo C, che risiedevano più lontano nella nebulosa solare, hanno migrato verso l’interno, consegnando il loro carico acquoso, nell’impatto con la giovane Terra.

Il campione utilizzato nello studio è una minuscola particella di polvere, pari a circa 150 micrometri, o circa il doppio del diametro di un capello umano, da cui il team ha tagliato una piccola sezione larga circa 5 micron – abbastanza grande da coprire una singola cellula di lievito – per l’analisi, escludendo contaminazione da fonti come il sudore umano, il processo di preparazione del campione o l’esposizione all’umidità di laboratorio.

Poiché il campione era stato conservato per cinque anni, il team ha scattato foto prima e dopo e le ha confrontate. Le foto hanno mostrato che la distribuzione dei grani di cloruro di sodio all’interno del campione non era cambiata, escludendo la possibilità che uno qualsiasi dei grani fosse stato depositato nel campione durante quel periodo. Inoltre, Che ha eseguito un esperimento di ulteriore controllo, trattando una serie di campioni di roccia terrestre come il campione di Itokawa ed esaminandoli con un microscopio elettronico: «I campioni terrestri non contenevano cloruro di sodio, quindi ci hanno convinto che il sale nel nostro campione è nativo dell’asteroide Itokawa”, ha detto Che.

In apertura: l’asteroide Itokawa visto dalla sonda Hayabusa. L’asteroide di tipo S a forma di arachide completa una rotazione ogni 12 ore. Crediti: JAXA