Intervista al Ceo di Thales Alenia Space Italia, Massimo Comparini, sul progetto finanziato dal Pnrr e gestito dall’Asi, di una rete diffusa di fabbriche dello spazio.
Iniziamo col dare qualche coordinata: qual è la filosofia alla base del progetto Space Factory?
Il concetto alla base della Space Factory è quello di costruire un centro di integrazione che sia al passo con l’evoluzione della Space Economy. Ci sono due elementi fondamentali: da una parte la Space Factory sarà una macchina produttiva per alte capacità che utilizzerà tecnologie digitali di ultima generazione come, ad esempio, la realtà aumentata, la realtà virtuale e i data analytics, con l’obiettivo di aumentare le capacità produttive del Paese nella costruzione di assetti spaziali e in particolare nella classe dei piccoli satelliti, al fine di sostenere lo sviluppo e la realizzazione di costellazioni e di megacostellazioni.
Dall’altra, la Space Factory sarà una fabbrica diffusa e federata, connessa innanzitutto con due nostri partner, Argotec in Piemonte e Sitael in Puglia, oltre che con il Centro Italiano Ricerche Aerospaziali in Campania, e collegata con la filiera delle piccole e medie imprese che potranno scambiare modelli digitali delle loro parti che verranno successivamente integrate in una struttura che sarà tra le più sofisticate al mondo nel campo della produzione di assetti spaziali.
In qualità di mandataria del contratto sottoscritto con l’Agenzia spaziale italiana, Thales Alenia Space (Jv tra Thales 67% e Leonardo 33%) guida un raggruppamento temporaneo di imprese che include Argotec, Cira e Sitael. La formula è quella del Partenariato Pubblico Privato. È una scelta vincente secondo lei?
Assolutamente vincente. E anche adeguata ai tempi. Il fatto che il pubblico e il privato possano collaborare per far crescere le capacità industriali del Paese, lo trovo un concetto importante e rilevante che valorizza e mette a fattor comune le rispettive capacità di investimento. Un modello importante anche da un altro punto di vista: si costruirà un’infrastruttura che sarà a disposizione della filiera, ad esempio di quelle piccole e medie imprese che potranno utilizzare la fabbrica as-a-service, come un servizio, per integrare i propri piccoli satelliti senza dover investire in una propria infrastruttura. Io la trovo una formula virtuosa che coglie lo stimolo sia della componente pubblica che della componente privata. E che soprattutto rende complessivamente il Paese più forte nell’indirizzare le sfide dell’economia spaziale.
Dove sarà collocata la Space Factory, che tipo di satelliti produrrà e a quale clientela si rivolge?
La struttura sorgerà al Tecnopolo Roma Tiburtino che ospita già 150 imprese, per la maggior parte piccole e medie imprese, cogliamo quindi appieno la vocazione di una struttura nata come parco tecnologico. Grazie all’utilizzo delle tecniche digitali 4.0, la Smart Space Factory – non a caso l’abbiamo chiamata fabbrica intelligente – potrà essere riconfigurata in funzione del tipo di produzione richiesta. Quindi, la gamma dai satelliti prodotti andrà dai tradizionali ai satelliti più piccoli, sui quali inizialmente sarà concentrata l’attenzione. I clienti saranno sia istituzionali che commerciali. Sono convinto che lavoreremo per produrre almeno una parte dei satelliti di Iris2, la costellazione europea per la connettività sicura e certamente produrremo a partire dal 2025 i satelliti della costellazione Galileo di seconda generazione.
Il progetto prevede anche un’altra linea, che include due contratti a sostegno della produzione. Gli aggiudicatari sono Thales Alenia Space e Sitael per uno e Cesi per l’altro. Cosa si produrrà?
Questi contratti mirano ad aumentare le capacità produttive, in particolare di prodotti e tecnologie di interesse dell’Agenzia spaziale italiana, nel caso di Thales Alenia Space in Italia e Sitael cooperando nella costruzione di Platino, una piattaforma della classe intorno ai 300 kg.
Abbiamo messo insieme le forze per poter aumentare la produzione di alcuni componenti e – utilizzando successivamente proprio la Space Factory – più in generale di questa classe di piattaforme.
Quindi l’obiettivo è il consolidamento di filiere per la cooperazione tra le aziende, affinché aumentino le capacità produttive al fine di rispondere alle esigenze che l’economia dello spazio ci porrà nei prossimi anni.
Digitalizzazione dei processi, realtà virtuale, intelligenza artificiale. Qual è il valore aggiunto di queste nuove tecnologie sul processo produttivo?
Modellizzare un apparato o un componente fisico con il suo gemello digitale dà la possibilità di verificarne le sue caratteristiche in anticipo rispetto alla realizzazione fisica. Questo è particolarmente importante nel caso di un centro di integrazione di assetti spaziali: un satellite, infatti, può essere costituito da centinaia di apparati che devono essere disponibili per la fase finale di integrazione e di prove. Ad esempio, potremmo trovarci nella condizione in cui, aspettando l’arrivo fisico di un singolo apparato, potremmo utilizzare il suo gemello digitale per proseguire una parte delle attività e per completarle poi quando l’oggetto fisico sarà effettivamente disponibile. Questo è un esempio apparentemente semplice, ma dal punto di vista industriale molto importante, al fine di ottimizzare i flussi produttivi, per aumentare le capacità produttive e alla fine per avere una macchina produttiva più efficiente e quindi ridurre i costi.
Il tutto all’insegna della sostenibilità, come vuole il Pnrr.
La Space Factory utilizza le tecniche più avanzate anche al fine di ridurre il footprint di emissione. È previsto utilizzo di energie rinnovabili per la gran parte degli aspetti energetici e proprio attraverso l’impiego del digitale, l’impronta ecologica dell’impianto è ridotta al massimo.
Quindi, anche da questo punto di vista parliamo effettivamente di un’infrastruttura allo stato dell’arte.
L’infrastruttura dovrà essere completata ed entrare in funzione nel 2026. Poi ci sarà un ‘dopo Space Factory’. Come cambierà secondo lei la filiera italiana?
A mio giudizio la cambierà profondamente. Avere in Italia un impianto all’avanguardia, concepito per essere tra i più sofisticati al mondo nella produzione di assetti spaziali, avrà un impatto di competitività molto importante.
La sfida, una volta completata la costruzione dell’infrastruttura, sarà quella di utilizzarlo al massimo per le sue capacità produttive. A tale fine, al di là della produzione degli sviluppi nel campo spaziale finanziati dalle nostre istituzioni, dovremmo lavorare per portare in Italia opportunità di tipo commerciale. La Factory potrà e dovrà attrarre in Italia la produzione delle costellazioni satellitari, a prescindere da dove siano concepite e da chi le abbia finanziate. Costruiamo futuro per rendere il nostro Made in Italy più forte nel mondo.