Lo scioglimento dei ghiacciai altera l’ecosistema terrestre: un nuovo studio fornisce per la prima volta alcuni dettagli che spiegano la perdita di tonnellate di ghiaccio. Con i dati di missioni europee, tra cui il satellite italiano Cosmo-SkyMed, un team di scienziati ha scoperto per la prima volta come l’acqua oceanica s’insinui nelle cavita dei ghiacciai, provocando l’innalzamento del livello del mare causato dal deterioramento dei ghiacci nelle zone polari.

Lo studio ha mostrato come la linea di galleggiamento del ghiacciaio Petermann, dove il ghiaccio si stacca dal fondo terrestre e inizia a galleggiare nell’oceano, si sposta sostanzialmente durante i cicli di marea, consentendo all’acqua calda del mare di intromettersi e sciogliere il ghiaccio a un ritmo accelerato. I risultati sono stati pubblicati su Proceedings of the National Academy of Sciences.

«Queste interazioni ghiaccio-oceano rendono i ghiacciai più sensibili al riscaldamento degli oceani», ha affermato Eric Rignot, professore di scienze del sistema terrestre dell’università della California – Pasadena – e ricercatore Jpl della Nasa.

Gli occhi dei satelliti hanno monitorato la linea di galleggiamento del ghiacciaio Petermann tra il 2016 e il 2022, osservando un ritiro di quasi 4 chilometri. Lo studio ha altresì dimostrato come l’acqua calda abbia scavato nel tempo una cavità alta 204 metri circa nella parte non visibile al di sotto del ghiacciaio stesso: una caverna ancora presente per tutto il 2022.

I precedenti modelli ipotizzavano che le linee di galleggiamento fossero statici durante i cicli di marea, e non tenevano conto dello scioglimento del ghiaccio sotto la superficie del ghiacciaio.

Il team che ha firmato lo studio è composto da scienziati proveniente da diverse università e centri di ricerca: università di Houston (Texas), università di Tongji (Shangai, Cina), università di California Irvine, centro studi Icey Espoo Finlandia, California (Pasadena), Centro aerospaziale tedesco (Dlr)  Jet Propulsion Laboratory della Nasa e Centro spaziale Giuseppe Colombo di Matera (Asi).

Per la ricerca sono stati essenziali i dati forniti dal satellite italiano Cosmo-SkyMed: «E’ da quasi dieci anni che l’Asi ha avviato un programma di acquisizioni per l’osservazione regolare dei ghiacciai antartici e della Groenlandia con la sua costellazione di satelliti Cosmo-SkyMed. Questo ha consentito di fornire alla comunità dei glaciologi prodotti di elevato valore scientifico con continuità e per un lungo arco temporale. Grazie alla caratteristica unica della costellazione Cosmo-Skymed di poter acquisire coppie di immagini con stessa geometria di acquisizione a distanza di un giorno e con una ripetitività di 16 giorni è stato possibile monitorare nel tempo le linee di galleggiamento del ghiacciaio Peterman e scoprire fenomeni di scioglimento dei ghiacciai polari fino a qualche tempo fa sconosciuti. In futuro si lavora per l’estensione dei risultati di questo lavoro per il monitoraggio dello scioglimento di una quarantina circa di ghiacciai polari, quelli considerati dalla comunità scientifica quali più critici. Questo consentirà a sua volta di migliorare i modelli fisici e le stime del conseguente innalzamento del livello del mare causato dai cambiamenti climatici », come spiega Luigi Dini, coautore della ricerca e dipendente dell’Agenzia Spaziale Italiana presso il centro di Matera.

In apertura: al centro di questa fotografia scattata nel 2012, il ghiacciaio Petermann nel nord-ovest della Groenlandia si sposta gradualmente verso l’oceano, con ampi segmenti che si staccano e si allontanano come iceberg. Il team di scienziati ha  utilizzato i dati satellitari di tre missioni  satellitari europee per scoprire come l’acqua calda dell’oceano stia causando la migrazione della linea di terra del ghiacciaio, portando al suo rapido deterioramento. Credito: Nasa