Sono flussi lunghi e concentrati di aria carica di umidità, che scorrono nell’atmosfera anche per migliaia di chilometri e sono capaci di trasportare vapore acqueo dai Tropici verso latitudini più elevate: si tratta dei ‘fiumi atmosferici’ (atmospheric rivers), un fenomeno in grado di influenzare il clima in diverse aree della Terra.
Queste correnti, che possono estendersi anche per 2mila chilometri, svolgono un ruolo importante nel sistema climatico del nostro pianeta, portando la pioggia in aree siccitose; ma, allo stesso tempo, sono anche all’origine di pericolose inondazioni. Non è la sola insidia che si può nascondere dietro questi enormi movimenti di vapore acqueo: tali flussi, secondo un recente studio di Nature Communications, possono incidere negativamente sullo scioglimento dei ghiacciai della Groenlandia (articolo: “Increasing extreme melt in northeast Greenland linked to foehn winds and atmospheric rivers”).
La ricerca, basata su modelli informatici relativi al clima e all’atmosfera e su dati satellitari, è stata svolta da un gruppo di lavoro internazionale coordinato dal Centro di Scienze e Ingegneria Spaziali dell’Università del Wisconsin. Nello specifico, sono stati utilizzati i dati dello spettroradiometro Modis (installato a bordo dei satelliti Terra e Aqua della Nasa) e del programma europeo di osservazione della Terra Copernicus (Climate Change Service Data Store).
La Groenlandia è ricoperta da una piattaforma glaciale spessa 3 chilometri; questa struttura contiene una quantità d’acqua tale che potrebbe far innalzare il livello dei mari di 7 metri e, per millenni, ha svolto un ruolo di primo piano nel regolare temperatura e clima della Terra. Il cambiamento climatico, però, sta minando la stabilità del ghiaccio groenlandese, anche con il contributo dei fiumi atmosferici; i flussi, secondo gli studiosi, sono una minaccia soprattutto per l’area nord-orientale della grande isola nordica.
Il riscaldamento nocivo per i ghiacciai comincia a manifestarsi con i fiumi atmosferici che si sviluppano sul versante nord-ovest della Groenlandia e si dirigono verso est, dando luogo al Föhn: si tratta di un vento caldo e sacco che si forma quando l’aria umida incontra un cambio di quota, in questo caso le ripide coste dell’isola. L’aria, quindi, si condensa e può produrre precipitazioni atmosferiche, rilasciando calore e continuando a scorrere verso le regioni di nord-est.
In questa zona, secondo gli studiosi, il riscaldamento è amplificato dal flusso di ghiaccio della Groenlandia nord-orientale: si tratta di un’area di ghiaccio in rapido movimento che si estende in profondità verso l’interno e drena una porzione molto consistente di calotta glaciale nell’oceano. L’aria calda derivante dai fiumi atmosferici infierisce sul ghiaccio, producendo pozze d’acqua di fusione e ruscelli che assorbono più luce solare rispetto ai vicini ghiacciai.
Le previsioni per questa regione della Groenlandia non sono rosee: gli scenari tracciati dal gruppo di lavoro prospettano infatti un incremento dell’aria umida trasportata dai fiumi atmosferici e, di conseguenza, un’intensificazione dei processi sopra descritti.
In alto: l’area orientale della Groenlandia vista da Modis (Crediti: Nasa/Gsfc/Jeff Schmaltz/Modis Land Rapid Response Team)