La missione Solar Orbiter di Esa, frutto della collaborazione con Nasa e del fondamentale contributo di Asi, potrebbe essere a un passo dal risolvere uno degli enigmi più grandi che si celano dietro la fisica solare.
Si chiama paradosso della corona solare e vede la parte più esterna dell’atmosfera del Sole raggiungere temperature fino a circa 2 milioni di °C, molto più elevate rispetto ai 5.500 °C che caratterizzano la sua superficie. Un fenomeno controintuitivo come se l’aria intorno a un fuoco fosse più calda delle fiamme che lo tengono vivo.
Mistero a noi noto da circa 80 anni, ora alcune tra le prime osservazioni giunte dalla sonda Esa potrebbero aver risolto questo arcano.
Il 3 marzo 2022, quando Solar Orbiter era ancora a metà distanza tra la Terra e il Sole, lo strumento a bordo Extreme Ultraviolet Imager (Eui) ha scattato immagini ad altissima risoluzione tramite cui è stato indagato il fenomeno della riconnessione magnetica: questo consiste nella repentina riconfigurazione delle linee del campo magnetico che si aggrovigliano come degli elastici accumulando così energia e rilasciandola improvvisamente verso gli strati superiori dell’atmosfera.
A differenza di precedenti indagini limitate a osservazioni su larga scala di questi rilasci esplosivi, le immagini di Solar Orbiter hanno indagato con un dettaglio inedito (scala di 390 km) il fenomeno dimostrando per la prima volta che la riconnessione magnetica avviene in modo costante.
Le indagini effettuate sui dati ripresi a marzo 2022 si sono concentrate intorno al cosiddetto punto nullo del campo magnetico, ossia dove l’intensità del campo magnetico solare scende, appunto, a zero e per questo non permette alcuna esplosione eruttiva. L’indagine ha rivelato che in questa regione, mantenutasi intorno ai 10 milioni di °C, si genera un deflusso continuo di materiale ed energia. Questo si presenta sotto forma di ‘blob’, con una velocità di allontanamento dalla zona di riconfigurazione magnetica di circa 80 km/s.
Queste osservazioni, presentate in un nuovo studio pubblicato su Nature Communications, dimostrano che la riconnessione magnetica su piccola scala è responsabile del trasferimento energetico verso la corona solare, dunque del suo riscaldamento. Un flusso di energia costante non limitato, dunque, agli eventi impulsivi più noti nell’atmosfera del Sole.
L’obiettivo del team di Solar Orbiter è ora quello di osservare la dinamicità magnetica del Sole attraverso Eui a una risoluzione spazio-temporale ancora più elevata. Le occasioni migliori saranno i prossimi avvicinamenti della sonda Esa al Sole.
L’ultimo passaggio ravvicinato di Solar Orbiter è avvenuto il 10 aprile 2023, quando la navicella si trovava ad appena il 29% della distanza tra la Terra e il Sole.
Immagine in apertura: illustrazione di Solar Orbiter. Crediti: Esa