Gli scienziati hanno realizzato un ritratto inedito, un’immagine dell’invisibile: la mappa più dettagliata della Materia Oscura.

Come si evince dal suo attributo, è una materia difficile da rilevare, non interagisce con la luce o con altre forme di radiazione elettromagnetica, ma solo con la gravità. Dopo una serie di osservazioni indirette iniziate nel 1933, la missione Plank dell’Esa e Fermi della Nasa, entrambe con ampio contributo italiano, sappiamo che la Materia Oscura costituisce circa l’85% dell’Universo e ne influenza la sua espansione.

Ora, grazie ai dati dell’Atacama Cosmology Telescope (Act), il telescopio cileno tra i più alti al mondo e dismesso lo scorso anno, oltre 160 studiosi hanno ricostruito una possibile mappa della Materia Oscura analizzando la radiazione cosmica di fondo a microonde (Cmb). Questa radiazione viene deformata dall’attrazione gravitazionale di strutture grandi e pesanti, Materia Oscura inclusa, ‘piegandone’ la luce nel tempo, allo stesso modo modo in cui una lente d’ingrandimento piega la luce mentre passa attraverso la sua lente.

Il viaggio di questa luce partito 380mila anni dopo il Big Bang è stato presentato alla conferenza Future Science with CMB x LSS che si svolge questi giorni all’Università di Kyoto in Giappone: il quadro della Materia Oscura distribuita su un quarto del cielo, disegnato con le distorsioni della luce lasciate dal Big Bang.

«Abbiamo mappato l’impercettibile Materia Oscura della volta celeste fino alle distanze più grandi e vediamo chiaramente le caratteristiche di questo mondo invisibile che si estendono per centinaia di milioni di anni luce – ha detto Blake Sherwin, professore di cosmologia all’Università di Cambridge, che ha guidato il gruppo dei ricercatori dell’Act. – Tutto sembra confermare le nostre teorie». Tra queste, anche la teoria della gravità di Albert Einstein su come le strutture massicce crescono e piegano la luce.

«I dati della radiazione cosmica di fondo a microonde contrastano con le analisi più convenzionali sulla luce visibile che emettono le galassie nello spiegare esattamente ciò che accade nel cosmo– hanno detto Suzanne Staggs, direttrice di Act e Henry DeWolf Smyth professore di Fisica alla Princeton University – Ma in realtà i loro dati messi insieme, stanno chiarendo l’evoluzione di tutta la massa che costituisce l’Universo».

 

Immagine in apertura: Mappa della Materia Oscura, il colore arancione indica una maggiore presenza di materia oscura, quella viola, indica una minore presenza o assenza totale.  – Crediti: Act