Un tempo era soprannominato il ‘Terzo Polo’ della Terra per l’ampiezza dei suoi ghiacciai, mentre ora sale spesso alla ribalta per la crisi climatica che lo minaccia con gravi conseguenze per l’uomo e gli ecosistemi: si tratta dell’Himalaya, il sistema montuoso dell’Asia Centrale il cui patrimonio glaciale continua ad assottigliarsi e più che mai è vigilato costantemente dallo spazio.
La perdita di ghiaccio è al centro di un nuovo studio di Nature Geoscience (articolo: “Underestimated mass loss from lake-terminating glaciers in the greater Himalaya”); l’indagine, basata su una pluralità di dati satellitari, è stata condotta da un gruppo internazionale di scienziati, coordinato dall’Istituto di Ricerca per l’Altopiano del Tibet dell’Accademia Cinese delle Scienze.
Il gruppo di lavoro ha utilizzato soprattutto i dati di Landsat, programma di osservazione della Terra che vede insieme la Nasa e l’agenzia governativa Usgs (United States Geological Survey) e che è attivo dal 1972, anno di lancio del Landsat 1.
In particolare, gli studiosi hanno analizzato i dati relativi ai laghi proglaciali ovvero specchi d’acqua che, trovandosi a ridosso dei ghiacciai, ne favoriscono il processo di scioglimento; questi bacini, infatti, si formano quando le acque di fusione dei ghiacciai in ritiro sono bloccate dal ghiaccio stesso oppure da detriti morenici. L’analisi dei dati relativi a tali laghi ha messo in rilievo il fatto che sinora era stata effettuata una stima per difetto nella perdita del ghiaccio himalayano: nei modelli in uso per stilare tali valutazioni non era stata presa in considerazione la perdita che avviene sotto la superficie dell’acqua.
La longevità del programma Landsat ha permesso agli esperti di poter lavorare su archi temporali molto ampi nell’analisi dei contorni dei laghi, registrandone i cambiamenti. Ai dati satellitari sono state abbinate delle misurazioni della profondità dei bacini, condotte in situ tra il 2018 e il 2021; con questo ‘lavoro di squadra’ è stato possibile calcolare con precisione il volume dell’acqua.
Dall’analisi dei risultati gli studiosi hanno notato che, tra il 2000 e il 2020, il tasso di perdita del ghiaccio nei laghi era stato appunto sottostimato, soprattutto nell’Himalaya centrale: il loro volume è invece aumentato del 42%, che equivale a circa 2,7 giga-tonnellate di ghiaccio oramai perdute.
Gli autori del saggio ritengono che la loro ricerca aggiunga un nuovo tassello alle previsioni relative alla disponibilità di riserve idriche in una regione montuosa molto fragile e cui sono connessi delicati equilibri; infatti, il fabbisogno idrico per oltre 1 miliardo di persone in Asia dipende dal ghiaccio himalayano.
La ricerca, in parte, è frutto di Dragon, un programma di cooperazione tra l’Esa e il Centro Nazionale di Telerilevamento della Cina che promuove l’utilizzo di dati del programma Third Party dell’Esa, di Copernicus della Commissione Europea e di satelliti cinesi.
In alto: l’area del lago Galong Co nell’Himalaya (Crediti: Usgs/Esa).