Sono diffuse nelle zone tropicali e sono uno degli ecosistemi più ricchi di biodiversità: si tratta delle barriere coralline, il cui delicato equilibrio è minacciato dal cambiamento climatico, dall’inquinamento e dalla pesca intensiva.

Anche questi ambienti marini possono essere supportati efficacemente dalla tecnologia spaziale: un team di scienziati, infatti, ha sviluppato uno strumento per determinare la limpidezza e la temperatura di superficie delle acque costiere, due parametri fondamentali per il benessere dei coralli. Il gruppo di lavoro, che ha utilizzato i dati del satellite Aqua della Nasa, ha illustrato il suo progetto nell’articolo “A Gee toolkit for water quality monitoring from 2002 to 2022 in support of Sdg 14 and coral health in marine protected areas in Belize”, pubblicato su Frontiers in Remote Sensing; lo sviluppo dello strumento ha coinvolto scienziati di enti e università statunitensi e del Belize, nazione dell’America Centrale che si affaccia sul Mar dei Caraibi ed è nota per le sue barriere coralline.

Lo strumento in questione consiste in un indice di vulnerabilità che è stato testato sulle barriere del Belize, ma che può essere impiegato anche su quelle di altre zone costiere e adattato alle diverse realtà; infatti, possono essere aggiunte ulteriori variabili relative alla qualità dell’acqua, come l’acidità. L’incremento di questo parametro negli oceani, ad esempio, costituisce una grave minaccia per la salute dei coralli ed è dovuto al cambiamento climatico.

I ricercatori hanno preso in considerazione 24 aree marine protette al largo delle coste del Belize, che vanta un sistema di barriere coralline lungo quasi 300 chilometri e incluso nel Patrimonio mondiale dell’Unesco. Le aree sono state scelte in base alle condizioni di rischio per la salute dei coralli, soprattutto per quanto riguarda il livello elevato delle temperature marine e la torbidità dell’acqua.

In particolare, il team si è servito delle immagini di Modis (Moderate Resolution Imaging Spectroradiometer), installato a bordo del satellite Aqua, realizzate in un arco di tempo compreso tra il 2002 e il 2022. Basandosi su questo materiale, gli scienziati hanno sviluppato appunto un indice di vulnerabilità – connesso alle temperature e alla qualità dell’acqua – per ognuna delle 24 aree protette: più è alto il valore dell’indice, maggiore è il rischio che corrono i coralli. Sono state così individuate le riserve marine più esposte al deterioramento, come quella di Port Honduras.

«Stiamo cercando di rendere i dati e il nostro approccio il più possibile accessibili – ha detto Ileana Callejas, prima autrice dello studio – Il nostro scopo principale è stato creare uno strumento semplice da usare, in grado di produrre un indice facile da capire e utilizzabile per vedere quali aree marine protette potrebbero richiedere maggiore attenzione».

In alto: immagine Modis della penisola dello Yucatan, che comprende anche il Belize (Crediti: Nasa) 

In basso: le aree protette delle coste del Belize analizzate per lo studio (Crediti: Nasa/Jpl-Caltech)