Le ultime prove di convivenza tra la National Science Foundation e la Space X, per mitigare l’impatto della eccessiva luminosità della seconda generazione dei satelliti Starlink, sono state sottoscritte il 10 gennaio scorso.
Dei 30.000 satelliti di nuova generazione di Starlink solo 7.500 hanno ricevuto l’approvazione al lancio da parte della Federal Communications Commission (FCC), a dicembre dello scorso anno. Sulle rimanenti 22.500 unità satellitari si vedrà. Per ora i 7.500 gusci orbitali verranno posizionati a un’altitudine di 525 chilometri con un’inclinazione di 53 gradi, a 530 chilometri con inclinazione di 43 gradi e a 535 chilometri inclinati a 33 gradi.
La rete satellitare della Space X fornisce Internet ad alta velocità a più di 600.000 località negli Stati Uniti, spesso in aree remote o precedentemente non servite e poco servite. Il vantaggio per la Federal Communications Commission è garantire la banda larga di nuova generazione alla popolazione americana ma non solo.
«Tale approvazione limitata, incluse le condizioni associate proteggeranno altri operatori satellitari e terrestri da interferenze dannose e manterranno un ambiente spaziale sicuro, promuovendo la concorrenza e proteggendo lo spettro e le risorse orbitali per un uso futuro.», dichiara la FCC.
L’elevato numero di satelliti in orbita e la contiguità dello spazio di manovra dei principali osservatori di radioastronomia, spesso posizionati in luoghi remoti, come ad esempio il Very Large Array (VLA), il Very Long Baseline Array (VLBA), il Green Bank Observatory (GBO), l’Osservatorio di Arecibo (AO), e stazioni geodetiche VLBI (Very Long Baseline Interferometric), hanno fatto emergere la necessità di regole condivise tra importanti rappresentanti del mondo astronomico e la rete satellitare di Elon Musk, con accordi condivisi anche sulla prima generazione di Starlink.
Una volta ricevuta l’approvazione della FCC statunitense, si sono avviate le trattative per esplorare metodi a protezione dell’astronomia terrestre anche per gli Gen2 Starlink.
Emerge da entrambe le posizioni la volontà di cooperare per mitigare l’impatto sulle strutture astronomiche terrestri che osservano in ottico e infrarosso. Oggetto di raccomandazioni tra le parti includono l’impegno di Space X a ridurre la luminosità ottica dei loro satelliti alla 7a magnitudine visiva o più debole: azioni che implicano modifiche fisiche alla progettazione, manovre di assetto o altre idee da sviluppare.
Space X si è impegnata a mantenere elevazioni orbitali a ~ 700 km o inferiori e a fornire pubblicamente informazioni orbitali che gli astronomi possono utilizzare per programmare le osservazioni attorno alle posizioni dei satelliti.
Le mitigazioni già approvate sui satelliti di seconda generazione includono film a specchio dielettrico, mitigazioni dell’array solare, nuova vernice nera che riduce al minimo la luminosità e i riflessi e le migliori pratiche durante le operazioni di volo. Un vero e proprio coordinamento astronomico tra NSE e Space X, a sigillo di partnership di successo tra attività commerciali e pubbliche.
Secondo Piero Benvenuti, Director dell’ IAU Centre for the Protection of the Dark and Quiet Sky from Satellite Constellation Interference, l’accordo sottoscritto dalla NSF con la Compagnia SpaceX sigla formalmente il lavoro di coordinamento che il Centro dell’Unione Astronomica Internazionale per la Protezione del Cielo, CPS, di cui NSF è partner, sta portando avanti da circa un anno.
L’accordo non è solo importante per quanto riguarda in modo specifico la Società di Elon Musk, ma perché indica anche alle altre Società di altri paesi, impegnate a progettare e successivamente ad operare le cosiddette “megacostellazioni” satellitari, quale sia la via da seguire per trovare un equo compromesso tra il progresso tecnologico, rappresentato dalla connettività offerta dalle costellazioni, e la necessità di proteggere una scienza così fondamentale quale l’astronomia ottica e la radio astronomia. Intervenire nelle fasi iniziali della progettazione è fondamentale per studiare le misure specifiche che mitighino le interferenze all’astronomia: nel caso di SpaceX, l’esperienza guadagnata con la prima generazione dei satelliti Starlink ha permesso di individuare alcuni elementi su cui intervenire nei satelliti di seconda generazione, per renderli meno impattanti.
Per esempio riducendo le altezze delle orbite o aumentando la superficie dei pannelli solari in modo da utilizzarli con inclinazioni non ottimali per la produzione di energia, ma utili per ridurre la loro luminosità apparente. I vantaggi di questo tipo di collaborazione con l’industria e le società satellitari, ossia la linea d’azione seguita dall’Unione Astronomica Internazionale, verranno presentati da quest’ultima alla prossima riunione dello Scientific and Technical Sub-Committee del Comitato ONU per l’Uso Pacifico dello Spazio nella speranza che queste buone pratiche siano seguite in futuro da tutte le Compagnie satellitari.»
In apertura: L’accordo di coordinamento tra NSF e SpaceX include anche la rinuncia di Space X di chiedere agli osservatori di spegnere i laser utilizzati per i sistemi di ottica adattiva quando i satelliti Starlink passano in alto. Credito: Gemini Observatory/immagine AURA di Joy Pollard