Si presenta con un look colorato e leggiadro e le sue caratteristiche sono il frutto dei processi che coinvolgono gli astri residenti al suo interno: il soggetto a tinte vivaci è la Nebulosa di Orione, di cui è stato appena resa nota una nuova immagine.

La foto è stata realizzata con un collage di dati provenienti da tre fonti diverse: i telescopi Spizter e Wise della Nasa e il loro ‘collega’ Herschel dell’Esa. Spitzer e Herschel sono in ‘pensione’, mentre Wise continua a operare con il nome di NeoWise e va a caccia di comete e asteroidi.

La nebulosa, nota anche come M42 e Ngc 1976, è di tipo diffuso e si trova a circa 1500 anni luce dalla Terra, a sud della cosiddetta ‘Cintura di Orione’ nell’omonima costellazione. Due grandi cavità sono l’elemento distintivo di questo oggetto celeste: a scavarle sono state alcune stelle massicce (non visibili nella foto) in grado di rilasciare una quantità di radiazioni di gran lunga superiore a quella che emette il Sole. Tutto questo irraggiamento sgretola le particelle della polvere, un processo che alla fine ha portato alla formazione degli incavi. I granelli rimanenti vengono spazzati via dai venti stellari oppure dalle onde d’urto che si generano in seguito all’esplosione di supernove.

Le aree blu nella foto indicano la presenza di polveri calde; questi dati provengono dalle osservazioni nell’infrarosso di Spitzer e Wise. Invece, il verde sull’orlo delle cavità è relativo a particelle leggermente più fredde; decisamente molto fredde le polveri che sono rappresentate dal colore rosso: la loro temperatura raggiunge -260°C. Questi granelli si trovano soprattutto nelle aree periferiche della nube, lontano dalle nursery stellari. I dati simboleggiati dal rosso e dal verde provengono dalle osservazioni di Herschel che ha colto le lunghezze d’onda della luce nel lontano infrarosso e nelle microonde. I filamenti arancioni visibili tra le due cavità sono dovuti alle polveri che si condensano e formano stelle; nel corso del tempo, da queste strutture potrebbero nascere nuovi astri massicci in grado di plasmare ulteriormente la nebulosa.

In alto: la Nebulosa di Orione (Crediti: Esa/Nasa/Jpl-Caltech) – A questo link l’immagini nelle dimensioni originali.