Ecco cosa si può osservare oltre il nostro cielo! Lo spazio si piega, il tempo rallenta e noi possiamo vedere in una sola immagine la storia dell’esplosione di una stella.

Ciò è stato possibile grazie al fenomeno della ‘lente gravitazionale’, spiegato da Einstein nella teoria della relatività generale, e ripreso Hubble. Il telescopio spaziale ha fatto ancora una volta da testimone a un evento straordinario: l’immensa gravità dell’ammasso di galassie Abell 370 ha agito come una lente cosmica, piegando e ingrandendo la luce della supernova più distante situata dietro l’ammasso.

L’esplosione risale a più di 11 miliardi di anni fa e riguarda una supergigante rossa grande circa 500 volte più del Sole. Le immagini sono dunque, ancora più speciali, perché mostrano le prime fasi di un’esplosione stellare.

«È piuttosto raro osservare una supernova allo stadio stadio iniziale – ha detto Wenlei Chen, primo autore dello studio pubblicato su Nature e ricercatore presso l’Università del Minnesota – Sono momenti davvero brevi: durano solo da qualche ora a pochi giorni».

Le fasi dell’esplosione si evincono dal cambiamento di colore che corrisponde al cambiamento di temperatura: se è blu la stella è calda, quando diventa rossa si raffredda. «Si osservano colori diversi nelle tre differenti immagini – ha spiegato Patrick Kelly, coautore dello studio – Si vede la stella massiccia, poi il nucleo che collassa e produce uno shock, quindi si riscalda e poi si raffredda nell’arco di una settimana. Penso che sia una delle cose più incredibili che abbia mai visto!».

E’ la prima volta che gli astronomi sono stati in grado di misurare le dimensioni di una stella morente nell’universo primordiale. Chen ha elaborato degli algoritmi per trovare questi eventi, e insieme a Kelly ha pianificato l’osservazione di supernovae ancora più distanti con il telescopio spaziale James Webb; l’idea è quella di creare un catalogo di supernove molto lontane per capire se le prime stelle sono diverse da quelle dell’Universo attuale.

 

Crediti immagine: Nasa, Esa, STScI, W.Chen e P.Kelly (Umn), Hubble Frontier Fields