Nuovi indizi su un oggetto celeste ‘osservato speciale’ dal diametro medio di circa 5,4 chilometri. Si tratta di 3200 Phaethon, asteroide vicino alla Terra di cui è stata appena calcolata una diminuzione nella velocità di rotazione.

Un team di scienziati guidato dall’Osservatorio di Arecibo e dall’Università della Florida ha misurato una variazione di circa 4 millisecondi all’anno nella rotazione dell’oggetto cosmico, che avviene ogni 3,6 ore. Le nuove misurazioni saranno preziose informazioni per DESTINY +, la missione giapponese della Japan Aerospace Exploration Agency il cui lancio è in programma nel 2024 e che volerà vicino alla roccia spaziale nel 2028.

Credito: Arecibo/NASA/NSF

Con una ricerca dal titolo: La popolazione di asteroidi binari e tripli vicini alla Terra osservata con il sistema radar planetario di Arecibo, il team internazionale ha presentato i risultati di un modello matematico al convegno delle scienze planetarie American Astronomical Society a Londra, che si è svolto dal 2 al 7 ottobre scorso.

Già sorvegliato speciale, 3200 Phaethon, talvolta indicato in italiano come Fetonte, è un asteroide scoperto nel 1983 dal satellite Iras della Nasa. La sua orbita incrocia quelle di Mercurio, Venere, Terra e Marte e presenta proprietà inusuali. Secondo gli scienziati, 3200 Phaethon potrebbe essere una cometa non più attiva.

Classificato come asteroide ‘potenzialmente pericoloso’, il vagabondo cosmico è la fonte della polvere planetaria responsabile dell’annuale sciame meteorico delle Geminidi, visibile a dicembre. Gli astronomi non ritengono che l’oggetto costituisca un rischio reale per il nostro pianeta, ma studiarne l’identikit permette di tenerlo meglio sotto controllo.

In particolare, studiare la variazione della rotazione di 3200 Phaethon consente di calcolare  la velocità di rotazione specifica. Questo permetterà di avere informazioni più precise sull’orientamento dell’asteroide durante il sorvolo di DESTINY +, agevolando così le osservazioni.

In apertura: una serie di immagini di Phaethon scattate dal sistema radar dell’Osservatorio di Arecibo nel dicembre 2017. Crediti: Arecibo/NASA/NSF.