Un mondo ghiacciato, distante e per certi aspetti ancora poco conosciuto, che sino a questo momento ha ricevuto solo la breve ‘visita’ della sonda Voyager 2 della Nasa il 24 gennaio del 1986: si tratta di Urano, il settimo pianeta del Sistema Solare, che torna alla ribalta per un’immagine inedita dei suoi anelli.

La foto è spuntata a sorpresa dai dati raccolti da Voyager 2 durante il sorvolo del pianeta ghiacciato, avvenuto a una distanza di circa 81.500 chilometri, ed è stata al centro di una presentazione tenutasi durante il recente 54° convegno dell’American Astronomical Society (Division of Planetary Sciences).

La visita di Voyager 2 – finora l’unica sonda che è ‘andata a trovare’ questo remoto pianeta – ha permesso di individuare alcuni elementi distintivi di Urano: dieci lune e due anelli. Uno di questi, chiamato ‘Zeta ring’, ha messo da subito a dura prova gli studiosi, che per oltre 20 anni non sono più riusciti a osservarlo.

Grazie all’impegno di Ian Regan, un appassionato che ha scandagliato le foto di Voyager 2 e le ha processate, è appunto emersa dall’archivio della sonda la foto che tanto interesse ha destato negli studiosi. Per ottenere il risultato finale, Regan ha dovuto lavorare sodo su una grande quantità di materiale, di cui una parte era sfuggita agli astronomi a causa delle caratteristiche dell’anello: è il più vicino a Urano ed è rossastro e polveroso. La foto è visibile qui.

La nuova foto, combinata con quelle di Voyager 2 già utilizzate, ha fornito agli studiosi informazioni sufficienti per calcolare la distanza dell’anello dal pianeta – circa 37mila chilometri – e la sua brillantezza.

I risultati di questi calcoli, tuttavia, non hanno contribuito a fare piena luce sullo Zeta ring; infatti, non sono pienamente coincidenti con quelli effettuati dopo una campagna di osservazione svolta nel 2007 dall’Osservatorio Keck alle Hawaii. Queste osservazioni sono state le prime dopo lo storico sorvolo di Voyager 2 e da esse emerge che la distanza Urano-Zeta ring è un po’ più ampia, ovvero circa 40mila chilometri. Il divario di 3mila chilometri, secondo gli studiosi, potrebbe essere dovuto a qualche processo che, verificatosi tra il 1986 e il 2007, avrebbe prodotto un qualche cambiamento nell’anello.

Inoltre, è stato notato che nelle osservazioni del 2007 l’anello è diventato molto più scintillante: il fenomeno potrebbe essere dovuto a una maggiore presenza di polveri. Gli esperti hanno formulato due ipotesi: la maggiore luminosità potrebbe essere connessa al cambiamento delle stagioni su Urano oppure il pianeta sarebbe stato colpito da un corpo celeste roccioso che si è frantumato e le cui polveri hanno ‘arricchito’ lo Zeta ring.

La scoperta, che richiede ulteriori approfondimenti, mostra che – anche a distanza di anni – i dati di Voyager 2 possono ancora offrire spunti interessanti alla comunità scientifica.

In alto: Urano ‘visto’ dal Keck Observatory (Crediti: Lawrence Sromovsky, University of Wisconsin-Madison/W.W. Keck Observatory)