La mineralogia magnetica di una roccia fornisce una sintesi di più fattori tra cui alcune informazioni sull’impatto che il campo magnetico produce sulla crosta di un pianeta.

Il pianeta Marte non ha un campo magnetico globale, sebbene gli scienziati ritengano che ne abbia avuto uno in passato. Da studi precedenti gli scienziati erano concordi nel ritenere che il campo magnetico globale di Marte potesse essere presente in passato con una forza simile al campo attuale della Terra.

Le sonde o i lander inviati su Marte hanno individuato macchie sulla superficie del pianeta rosso fortemente magnetizzate, una proprietà che non avrebbe potuto essere prodotta da un campo magnetico simile a quello della Terra, supponendo che le rocce su entrambi i pianeti siano simili.

La domanda su come mai su Marte le macchie della crosta nella regione Terra Sirenum-Terra Cimmeria rilevino una correlazione positiva e verificabile tra il campo magnetico e i dati mineralogici della crosta marziana è il cuore dello studio pubblicato su Geophysical Research Letters.

Da sinistra: lo stagista della NAU Ahmed AlHantoobi, Jennifer Buz post-dottorato della NAU e Christopher Edwards, professore assistente della Nau.

Tra gli autori dello studio anche lo stagista Ahmed AlHantoobi, che lavora con gli scienziati planetari della Northern Arizona University, e insieme a Christopher Edwards e la studiosa post-dottorato Jennifer Buz del Dipartimento di Astronomia e Scienza Planetaria della NAU.

Seppure limitato alla sola regione Terra Sirenum-Terra Cimmeria di Marte lo studio concorre a spiegare il fenomeno della magnetizzazione nella composizione della crosta marziana in quell’area e del ruolo del campo magnetico marziano.

«La correlazione positiva e verificabile tra il campo magnetico e i dati mineralogici ci porta a credere che la composizione di quelle macchie consente loro di registrare il campo magnetico eccezionalmente bene. Pertanto, l’antico campo magnetico globale di Marte non aveva bisogno di essere così grande per produrre la crosta fortemente magnetizzata che osserviamo oggi», ha detto AlHantoobi.

L’impatto di questo studio è piuttosto elevato nell’ampio panorama di ricerche volte  a comprendere i dettagli relativi al magnetismo della crosta marziana, non ultimo le rivelazioni ottenute grazie agli strumenti a bordo della sonda InSight che ha rilevato un campo magnetico su Marte più forte del previsto.

Crediti immagine della Northern Arizona University (NAU)