Ilaria Marciano5 ottobre 2018

Nei suoi ultimi sorvoli prima del Grand Finale, a settembre del 2017, la sonda Cassini si è tuffata tra gli anelli di Saturno, immergendosi nella sua atmosfera superiore.

Sulla base dei dati inviati a terra, gli scienziati hanno scoperto una caratteristica bizzara riguardante il campo magnetico del ‘signore degli anelli’.

Lo studio, pubblicato su Science, mostra infatti che il campo magnetico del pianeta ha un’inclinazione inferiore a 0,01°.

Finora si pensava che i campi magnetici attorno ai pianeti si potessero formare solo quando è presente un’inclinazione discernibile tra l’asse di rotazione del pianeta e l’asse del campo magnetico, esattamente come lo è sulla sulla Terra, dove i poli magnetici sono sfalsati rispetto ai poli geografici.

Il ricercatore principale dello studio, Michele Dougherty, del Dipartimento di fisica dell’Imperial, ha dichiarato: “Ogni volta che misuriamo più accuratamente l’inclinazione del campo magnetico di Saturno, diventa più piccolo, fino ad ora siamo in una posizione in cui è più piccolo di un centesimo di grado, in netto contrasto con l’inclinazione del campo magnetico terrestre di 11 gradi.

Potrebbe essere che l’atmosfera turbolenta di Saturno stia oscurando alcuni dei dati magnetici, ma sembra sempre più probabile che dovremo ripensare il modo in cui i diversi tipi di pianeti possono formare campi magnetici”.

Il team ha individuato inoltre altre strutture interessanti nel campo magnetico attorno al pianeta, che potrebbero contenere ulteriori indizi che suggeriscono la presenza di una fonte secondaria di magnetismo.

Sopra lo strato di idrogeno liquido che crea il principale campo magnetico del pianeta, vi è uno strato che produce campi magnetici molto più piccoli e stabili. Secondo lo studio, gli anelli possono giocare un ruolo fondamentale nel plasmare i campi magnetici generati esternamente al pianeta.

“Ci sono tantissimi indizi che ci portano a credere che vi siano altri campi magnetici in gioco intorno Saturno, potenzialmente influenzati dagli anelli o dall’atmosfera del pianeta”. Il team di ricercatori ha scoperto che dall’anello più interno del pianeta nasce un curioso fenomeno chiamato “pioggia anulare“, ovvero una vera e propria pioggia di detriti e particelle organiche, che precipitano ad alta velocità contro l’atmosfera di Saturno.

Durante questo ‘acquazzone’ parte delle particelle si elettrifica e cade, seguendo le linee del campo magnetico del pianeta. Nonostante la missione di Cassini sia terminata un anno fa, gli scienziati continuano ad analizzare i dati ottenuto nel suo tuffo finale, per scoprire nuovi e interessanti dettagli su Saturno.

Frutto della collaborazione tra Nasa, Esa ed Asi, la missione Cassini ha avuto come obiettivo lo studio di Saturno e del suo sistema di anelli e lune, con particolare riguardo a Titano.

La complessità del pianeta e del suo vasto ‘entourage’ di satelliti naturali, infatti, rappresenta un elemento di grande rilievo per analizzare i processi di evoluzione di un sistema planetario.

Lanciata il 15 ottobre 1997, Cassini ha raggiunto Saturno dopo 7 anni di viaggio, durante i quali ha percorso oltre 3 miliardi e mezzo di chilometri, inserendosi nell’orbita del pianeta il 1° luglio 2004.

Superata brillantemente la ‘maggiore età’, la sonda è stata attiva fino al 15 settembre 2017, giorno del suo ‘Grand Finale’.