A poche ore dal lancio previsto per il suo successore James Webb, il telescopio spaziale Hubble ci regala un’esclusiva: il rilevamento del primo pianeta, fuori dal Sistema Solare, che possiede un campo magnetico.

Si chiama Hat-P-11b e si trova a 123 anni luce dalla Terra. Gli astronomi hanno usato i dati di Hubble per individuare un’estesa zona di particelle di carbonio cariche che circondano il pianeta e si allontanano da esso in una lunga coda. La scoperta è stata descritta sulla rivista Nature Astronomy in uno studio guidato da Lotfi Bin-Jaffel dell’Istituto di Astrofisica di Parigi.

«Questa è la prima volta che la firma del campo magnetico è stata rilevata su un pianeta al di fuori del nostro Sistema Solare» ha detto Gilda Ballester, ricercatrice presso il Lunar and Planetary Laboratory dell’Università dell’Arizona e tra i coautori dello studio. «Un forte campo magnetico su un pianeta come la Terra può proteggere la sua atmosfera e la sua superficie dal bombardamento diretto delle particelle energetiche che compongono il vento solare. Questi processi influenzano notevolmente l’evoluzione della vita perché il campo magnetico protegge gli organismi da queste particelle».

Gli astronomi ritengono, dunque, che questa ricerca segni un passo significativo per la conoscenza di mondi lontani e valutano di utilizzare lo stesso metodo per rilevare magnetosfere su altri esopianeti e comprenderne la potenziale abitabilità.

La Terra e Hat-P-11b, tuttavia, hanno una differenza fondamentale: la distanza che separa quest’ultimo dalla sua stella è circa un ventesimo della distanza che intercorre tra la Terra e il Sole. Questo incide significativamente sulla magnetosfera e provoca un surriscaldamento dell’atmosfera superiore, tale da creare una coda lunga almeno un’unità astronomica (la distanza tra il Sole e la Terra).

Un altro elemento rilevante della ricerca riguarda la metallicità dell’atmosfera di Hat-P-11b. Il numero di elementi chimici più pesanti dell’idrogeno e dell’elio è più basso del previsto se ci si riferisce ai pianeti del nostro sistema solare. Nettuno e Urano sono giganti ghiacciati ricchi di metalli con deboli campi magnetici, mentre Giove e Saturno, i giganti gassosi, hanno una bassa metallicità e forti campi magnetici. «Sebbene la massa di Hat-P-11b sia solo l’8% di quella di Giove, pensiamo che l’esopianeta assomigli più a un mini-Giove che a un Nettuno – spiega Ballester – La composizione atmosferica che vediamo su Hat-P-11b suggerisce che è necessario fare un ulteriore lavoro per perfezionare le attuali teorie su come si formano gli esopianeti».

Il telescopio spaziale tra i più celebri al mondo, frutto di una cooperazione internazionale tra Nasa ed Esa, è in orbita dal 1990. Hubble ha osservato il pianeta Hat-P-11b transitare per sei volte davanti alla sua stella madre, in uno spettro di luce ultravioletta, che è appena oltre ciò che l’occhio umano può vedere.

 

Immagine in apertura: illustrazione di Hat-P-11b.   Crediti: Denis Bajram / Università di Ginevra

Immagine nel testo: osservazione di Hubble, particelle di carbone cariche che circondano Hat-P-11b e formano la lunga coda. Crediti: Lotfi Ben-Jaffel / Istituto di Astrofisica, Parigi