Sulla base dei modelli ricavati da osservazioni sulla superficie di Marte, gli scienziati danno per certa la presenza di acqua nel sottosuolo e in alcune regioni, quelle polari, anche in superficie.
Secondo gli esperti, gran parte dell’antica acqua, a contatto con i sedimenti, ha dato luogo alla formazione di minerali grazie a un fenomeno che in geologia si chiama “cementazione”.
In un nuovo studio, pubblicato su Geophysical Research Letters e guidato da Vashan Wright della Scripps Institution of Oceanography in California, sembrerebbe che a causa della sua porosità il terreno del pianeta rosso non sia abbastanza “cementato”. «I cementi per loro stessa natura tengono insieme rocce e sedimenti, proteggendoli dall’erosione distruttiva – ha spiegato Wright – ma l’acqua può anche entrare in minerali che non agiscono come cementi. In questo caso, il sottosuolo non cementato non preserva l’attività biologica e quindi la presenza di vita elementare».
I nuovi dati provengono da InSight, la cui caratteristica, rispetto ad altre missioni che studiano la geologia del pianeta, è il suo sismografo. Le onde che si propagano durante i “martemoti” (così si usa chiamare i terremoti marziani) forniscono indizi sulla natura dei materiali attraverso i quali viaggiano. Possibili minerali cementati, come calcite, argilla, caolinite e gesso, influiscono sulla velocità delle onde sismiche.
Il team di scienziati ha applicato la fisica delle rocce a modelli informatici per interpretare la velocità delle onde sismiche con i dati inviati da InSight. Il risultato, dopo 10mila simulazioni, è che il sottosuolo sia costituito principalmente da materiale non cementato. «La crosta di Marte è debole e porosa e i sedimenti non sono ben cementati – ha spiegato Wright – Non c’è ghiaccio, o comunque poco, che riempie gli spazi dei pori. Questi risultati non escludono però che potrebbero esserci granelli di ghiaccio che non stiano cementando altri minerali».
Il lander InSight è atterrato a novembre del 2018 su una vasta pianura di origine vulcanica vicino all’equatore: Elysium Planitia. Un luogo dove le temperature medie sono abbastanza basse da congelare l’acqua qualora ci fosse.
«Come scienziati, ora ci troviamo di fronte a nuovi dati, anche più completi. I nostri modelli prevedevano che a quella latitudine dovesse esserci ancora terreno ghiacciato con falde acquifere sottostanti – ha detto Michael Manga, professore di Scienze della Terra e dei pianeti all’Università di Berkeley, in California – C’è traccia di cemento nelle rocce, ma non quanto ci aspettavamo».
La rilevanza dei diversi studi è resa ora più urgente in previsione di una futura presenza umana su Marte: è necessario estrarre acqua dal sottosuolo per garantire la sopravvivenza a una distanza tale dalla Terra che non prevede possibilità di rifornimento.
Immagine in apertura: il sismografo di InSight sul suolo marziano – Crediti: Nasa / Jpl-Caltech