Un team di ricercatori guidati dal Max Planck Institute for Astrophysics (Mpa) ha realizzato un modello per determinare la distribuzione e la distanza delle galassie rivelate nella prima immagine scientifica del James Webb Space Telescope (Jwst), rilasciata solo poche settimane fa.
I risultati dello studio, ancora in fase di pubblicazione, identificano una serie di immagini appartenenti a una galassia che, secondo il nuovo modello, è situata a 13 miliardi di anni luce da noi. Un testimone dell’universo primordiale.

Con il suo primo, storico scatto, l’osservatorio spaziale più potente al mondo ha mostrato le galassie più lontane e flebili dell’universo, sfruttando il fenomeno delle lente gravitazionale generato dall’ammasso di galassie Smacs 0723. Come l’effetto ottico di una lente, questo fenomeno accresce e distorce gli oggetti alle proprie spalle, producendo così immagini multiple e ingrandite delle galassie di fondo rispetto all’ammasso Smacs 0723 in primo piano.

Già protagonista di precedenti osservazioni telescopiche, l’effetto lente generato dall’ammasso ha mostrato nello scatto di Webb nuove immagini multiple per nuove galassie distanti, le sorgenti di fondo a cui le copie distorte sono associate. Prima del Webb, il fenomeno generato da Smacs 0723 aveva mostrato 19 immagini multiple di sei galassie di fondo, mentre i dati del Webb rivelano ora ulteriori 27 copie distorte di altre dieci galassie lontane.

Il team di ricercatori ha quindi ricostruito un modello ‘pre-Webb’, indagando l’effetto lente dell’ammasso utilizzando i dati dei telescopi spaziali Hubble e Muse. Questo modello è stato poi confrontato e corretto con l’immagine realizzata nel vicino infrarosso dal Webb. Sono emerse così le numerose immagini multiple delle galassie di fondo amplificate dall’effetto lente, sorgenti captate solo dal Webb. Non essendoci ancora una stima su quanto siano lontane, gli scienziati hanno usato il loro modello per prevedere a quale distanza è più probabile che si trovino queste galassie ora rivelate. Il risultato è che una di queste si trova probabilmente a 13 miliardi di anni luce da noi.

«Il nostro modello di massa accurato costituisce la base per l’esplorazione dei dati del Jwst –sottolinea Sherry Suyu, responsabile del gruppo di ricerca per il Mpa – le spettacolari immagini del Jwst mostrano una grande varietà di galassie fortemente lente, che possono essere studiate in dettaglio grazie al nostro modello accurato».

In grado di riprodurre le posizioni di tutte le immagini multiple con un’elevata precisione, il nuovo modello Mpa si è rivelato uno tra i più accurati ora disponibili per analizzare i dati forniti dal James Webb.

 

Immagine in evidenza: le varie galassie di fondo a lenti multiple sono numerate, con i colori ciano che indicano sistemi di immagini multiple già noti e i colori verdi che indicano nuove sorgenti a lenti multiple. Gli inserti mostrano immagini ingrandite di una galassia molto distante con alcune sottostrutture indicate dalle frecce verdi. Crediti: Nasa, Esa, Csa e Stsci (annotazioni di Mpa)