Un ‘sottoinsieme’ dalle caratteristiche uniche che risiede nei fiordi della Groenlandia sud-orientale: si tratta di una famiglia di orsi polari che presenta delle peculiarità rispetto agli esemplari artici e che è al centro di uno studio supportato dalla Nasa, appena pubblicato su Science (articolo: “Glacial ice supports a distinct and undocumented polar bear subpopulation persisting in late 21st-century sea-ice conditions”).

L’indagine, realizzata da un team internazionale coordinato dal Centro di Scienze Polari dell’Università di Washington, si è basata su vari tipi di dati tra cui quelli dei satelliti Terra e Aqua della Nasa.

Ma cosa distingue la nuova classe di orsi da quelli artici? Le tecniche con cui essi vanno a caccia di foche: gli orsi artici, infatti, utilizzano le piattaforme di ghiaccio marino mentre quelli della Groenlandia sud-orientale – che vivono nei fiordi per buona parte dell’anno – riescono a cavarsela basandosi sia sul ghiaccio marino che su quello che si distacca dai ghiacciai protesi verso il mare. Per centinaia di anni questo gruppo è vissuto isolato rispetto agli orsi artici e quindi presenta un patrimonio genetico distinto.

Il gruppo di lavoro ha monitorato i ‘nuovi’ orsi per ben sette anni e, per realizzare lo studio, ha combinato i propri dati con analisi genetiche e informazioni storiche relative agli ultimi 30 anni dell’intera costa orientale della Groenlandia. Di fondamentale importanza è stata l’analisi dei fiordi e del loro ambiente marino e glaciale, condotta con i dati del National Snow Ice and Data Center e dei satelliti Terra e Aqua; in particolare, è stato utilizzato il loro spettrometro Modis (Moderate Resolution Imagine Spectroradiometer instruments).

Gli studiosi hanno così riscontrato che questi orsi hanno sviluppato nuove tecniche venatorie, riuscendo a sopravvivere anche in condizioni di penuria di ghiaccio e a muoversi tra i fiordi. Il ghiaccio marino della Groenlandia sud-orientale presenta delle condizioni che si potrebbero in futuro prospettare per quelle delle aree nord-orientali, a causa della crisi climatica. Tuttavia, la condizione dei fiordi presi in esame nello studio non può essere l’ideale per un’ampia popolazione di orsi: essi inevitabilmente tenderanno a declinare come sta accadendo per quelli artici che si affidano solo al ghiaccio marino.

La ricerca, di carattere interdisciplinare, è stata supportata da due programmi della Nasa: Biological Diversity and Ecological Forecasting e Cryospheric Sciences.

In alto: il fiordo Tingmiarmiut, uno di quelli esaminati nello studio (Crediti: Nasa’s Earth Observatory) 

In basso: l’area di distribuzione degli orsi (Crediti: Nasa’s Earth Observatory)