Per andare indietro nel tempo e gettare uno sguardo alle origini del nostro Universo servono telescopi spaziali di ultima generazione come il James Webb, che proprio in questi giorni si sta preparando a dare il via alla sua carriera scientifica. Ma c’è anche un altro modo, apparentemente più semplice: studiare i ‘fossili’ del Sistema solare arrivati fino a noi sotto forma di meteoriti. È quanto ha fatto un team di ricerca guidato dall’Eth di Zurigo, che ha analizzato 18 diversi frammenti provenienti da meteoriti di ferro. Un tempo questi oggetti facevano parte dei nuclei metallici degli asteroidi, e costituiscono quindi una preziosissima ‘macchina del tempo’ per lo studio del cosmo.

«Studi scientifici precedenti hanno dimostrato che gli asteroidi del Sistema solare sono rimasti relativamente invariati dalla loro formazione, avvenuta miliardi di anni fa. Sono quindi un archivio in cui sono conservate le condizioni del primo Sistema solare», spiega Alison Hunt, autrice principale dello studio appena pubblicato su Nature Astronomy.

Anche lo studio di questi relitti del nostro Sistema solare però presenta non poche sfide. La principale difficoltà sta nelle tecniche di analisi: Hunt e colleghi hanno dovuto sciogliere i campioni per poter isolare i diversi elementi presenti, un’operazione molto delicata. Ci sono riusciti con l’aiuto di uno spettrometro di massa, che ha permesso di studiare in dettaglio i diversi isotopi di palladio, argento e platino.

Nei primi milioni di anni del nostro Sistema solare, i nuclei metallici degli asteroidi sono stati riscaldati dal decadimento radioattivo degli isotopi. L’inizio del processo di raffreddamento ha comportato l’accumulo di uno specifico isotopo dell’argento: misurando la quantità di isotopi d’argento nei meteoriti analizzati, gli scienziati sono riusciti a comprendere meglio quando e quanto velocemente si sono raffreddati i nuclei degli asteroidi. I risultati mostrano un raffreddamento piuttosto rapido, probabilmente avvenuto a causa di collisioni con altri corpi.

«Con nostra sorpresa, tutti i nuclei asteroidali che abbiamo esaminato si sono raffreddati quasi contemporaneamente, in un arco di tempo compreso tra 7,8 e 11,7 milioni di anni dopo la formazione del Sistema solare», dice Hunt.

Questo scenario corrisponde a un inizio piuttosto caotico per il nostro Sistema solare, che probabilmente ha attraversato una fase instabile poco dopo la sua formazione. L’ipotesi del team di ricerca è che questa instabilità sia da attribuire alla dissipazione della nebulosa solare, ma serviranno nuovi studi per fare definitivamente luce sulla nascita del nostro e degli altri pianeti del Sistema solare.