Sfiorare il Sole, una avventura rovente per NASA ed ESA. Le due agenzie sono pronte a sfidare temperature inaccessibili per studiare la nostra stella. Con un viaggio di sola andata verso regioni mai esplorate prima dall’umanità, le missioni Parker Solar Probe, della NASA, e Solar Orbiter, dell’Agenzia Spaziale Europea, cercheranno risposte a misteri sinora insoluti. «Il nostro obiettivo è quello di comprendere i meccanismi di funzionamento del Sole e la sua influenza sullo spazio”, ha spiegato Chris St. Cyr, Project scientist del Goddard Space Flight Center della NASA, «Si tratta di istanze fondamentali per la scienza.
Le due missioni, indipendenti l’una dall’altra, ma alleate per coincidenza di obiettivi, sono proiettate verso il lancio: Parker Solar Probe partirà nell’estate 2018, seguita da Solar Orbiter nel 2020. Grande come una utilitaria, la sonda Parker si tufferà nella parte più esterna dell’atmosfera solare, la corona, per conoscerne meglio le dinamiche e i meccanismi all’origine degli sciami di particelle che costituiscono il vento solare. Raggiungerà una velocità di circa 629.000chilometri orari e affronterà temperature di 1371 gradi celsius a una distanza di 6,2 milioni di chilometri dal Sole, protetta da uno scudo termico di carbonio spesso 11 centimetri. Solar Orbiter arriverà, invece, a meno di 43 milioni di km dal Sole, e ci darà una visione diretta dei poli, elemento chiave per comprendere le eruzioni solari e i campi magnetici solari. Tra gli strumenti del carico scientifico del Solar Orbiter, il coronografo METIS e SWA (Solar Wind Analyzer) a cui ha contribuito, tra gli altri, l’Agenzia Spaziale Italiana.
Entrambe le sonde indagheranno sui misteri del vento solare e della corona. Formata da gas e vapori, la corona solare risponde a leggi fisiche tuttora incomprensibili per la nostra esperienza terrestre. Su tutti, la coltre gassosa che si estende per milioni di chilometri, occulta due misteri: per quale motivo la corona è molto più calda della superficie solare e cosa accelera il vento solare. Il paradosso della corona, composta da plasma, comporta una temperatura di milioni di gradi centigradi, adagiati su una superficie solare calda “solo” 10.000 gradi. “Le due sonde ci restituiranno l’immagine del Sole, della corona, dei suoi poli e dell’equatore acquisite con tecnologie diverse ma complementari” spiega Eric Christian, scienziato della NASA. Grazie alle nuove tecnologie, le due missioni rivoluzioneranno la nostra comprensione del Sole, di cui sappiamo davvero poco: dai brillamenti e flaire che avvengono sulla superficie solare e che possono interferire con le nostre tecnologie di comunicazione, ai sommovimenti interni al Sole dove elevate pressioni e temperature trasformano l’idrogeno in eliorestituendoci energia e calore da 4 miliardi e mezzo di anni.