Un grande ovale scuro su un lato di Giove ripreso dalla sonda Juno di Nasa. Quello che sembra un enorme neo sul pianeta più grande del Sistema Solare è in realtà l’ombra scura di Ganimede, la sua luna maggiore. Lo scatto è stato realizzato lo scorso 25 febbraio dallo strumento JunoCam a bordo della sonda Nasa, durante il suo 40° passaggio ravvicinato a Giove.

Questo pianeta gigante da sempre affascina per le sue venature ondose e chiazze, come la famosa Grande Macchia Rossa, generate dai vortici e dagli estremi venti che ne caratterizzano l’atmosfera. Nella recente fotografia, i colori di questi turbolenti fenomeni fanno, invece, risaltare il nero dell’ombra di Ganimede.
Uno stacco reso ancor più forte dal contributo della citizen science, visto che l’immagine a colori migliorati è stata elaborata dal cittadino Thomas Thomopoulos partendo dall’osservazione grezza di Juno.

La sonda ha immortalato la scena quando era a circa 71.000 chilometri sopra Giove, una distanza 15 volte più piccola rispetto a quella di Ganimede, che orbita a circa 1,1 milioni di chilometri dal pianeta. Essendo la sonda molto vicino a Giove, JunoCam fa apparire l’ombra della luna particolarmente grande.

L’immagine elaborata dal cittadino Brian Swift. Image data: NASA/JPL-Caltech/SwRI/MSSS, Image processing by Brian Swift © CC BY

Un nuovo contributo da un altro cittadino, Brian Swift, illustra la geometria approssimativa dell’area, proiettata sul globo gioviano.
Un osservatore ipotetico, da qui sperimenterebbe un’eclissi solare totale. Un fenomeno molto comune su Giove per due motivi: in primis, i numerosi passaggi quotidiani tra il pianeta e il Sole effettuati dalle sue quattro principali lune, chiamate satelliti galileiani; inoltre, le orbite di questi satelliti naturali si sviluppano su un piano vicino al piano orbitale di Giove, facendo sì che le ombre lunari siano spesso proiettate sul pianeta.

Lanciata a metà 2011 e giunta dopo 5 anni nell’orbita polare di Giove, inizialmente era previsto che la missione Juno operasse fino al 2022. Tuttavia, i numerosi contributi scientifici, finalizzati a una miglior comprensione dell’origine e dell’evoluzione del pianeta, hanno portato a un prolungamento della missione fino al 2026, se non a fine vita della navicella.

Un successo che fa onore anche all’Italia, visti i due strumenti scientifici a bordo della sonda che vedono la partecipazione italiana e il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana: lo strumento Jiram, realizzato dalla Leonardo e guidato da Inaf, e lo strumento di radioscienza KaT (Ka-band Translator), realizzato da Thales Alenia Space e guidato dall’Università La Sapienza di Roma.

Immagine in evidenza: NASA/JPL-Caltech/SwRI/MSSS – Image processing by Thomas Thomopoulos © CC BY­­