Perseverance è ormai vicino alla sua prossima, nonché ultima, meta; probabilmente la più importante di quelle esplorate finora, perché potrebbe confermare se su Marte è realmente esistita la vita.

Infatti, dopo aver raccolto il suo ottavo campione, il rover si accinge a raggiungere un “delta prosciugato”. In breve, si tratta di un’area marziana che un tempo, si ritiene, ospitasse massicce quantità d’acqua e ove, si ipotizza, potrebbero emergere tracce di antiche forme di vita microbiotiche.

Brad Garczynski, studente e ricercatore della Purdue University, sostiene che quel sito è ricco di rocce sedimentarie e di minerali argillosi idonei, potenzialmente, a dimostrare la passata abitabilità di Marte.

Informazioni preliminari in merito alle caratteristiche fisiche e chimiche del delta sono già state acquisite dalla Nasa, grazie ai dispositivi di osservazione montati su Perseverance, ossia: la Mastcam-Z (fotocamera montata sull’albero del rover, a circa 2 metri di altezza dal suolo, e utilizzata per acquisire immagini sia della superfice che dell’atmosfera marziane) e la SuperCam (fotocamera montata sulla cima dell’albero del rover, a circa 6 metri di altezza dal suolo, che identifica la composizione chimica di rocce e altro materiale che compongono il suolo marziano).

Inoltre, il team preposto al pilotaggio di Perseverance, grazie alle immagini e ai dati ottenuti dalla Mastcam-Z e dalla SuperCam, potrà stabilire il tragitto più idoneo che percorrerà il rover, al fine di evitare che incorra in ostacoli che potrebbero minacciare o compromettere irreversibilmente la sua mobilità, nonché le sue prossime operazioni di estrazione.

Alle immagini della Mastcam-Z e della Supercam, si aggiungono quelle ottenute grazie ai voli di Ingenuity, il piccolo drone che, con i suoi voli di ricognizione, supporta la missione di Perseverance.

In alto: Il sistema di raccolta di Perseverance, fotografato mentre il rover ha catturato il suo ottavo campione roccioso
Crediti immagine: Nasa/Jpl-Caltech