Esopianeti o no? È questo l’interrogativo che si è posto un team di astronomi del Mit (Massachusetts Institute of Technology) e del Nasa Goddard Space Flight Center, esaminando i dati di alcuni oggetti celesti scoperti con il telescopio Kepler dell’ente spaziale americano.

Al termine dell’indagine, che ha comportato una profonda analisi delle proprietà stellari, gli scienziati hanno concluso che gli esopianeti ‘sospetti’ – un gruppo di tre, cui si potrebbe aggiungere un quarto esemplare – molto probabilmente sono piccole stelle. I risultati della ricerca, che si è basata anche sui dati della missione Gaia dell’Esa, sono stati illustrati nell’articolo “Revisiting Kepler Transiting Systems: Unvetting Planets and Constraining Relationships among Harmonics in Phase Curves”, pubblicato su The Astronomical Journal.

I primi mondi al di fuori del Sistema Solare sono stati individuati oltre vent’anni fa: da allora, nella Via Lattea, è stata confermata l’esistenza di circa 5mila esopianeti, mentre altrettanti oggetti sono stati classificati come ‘esopianeti candidati’ e sono in attesa di una convalida del loro status. Ora, questa lista potrebbe restringersi con l’eventuale esclusione di Kepler-854b, Kepler-840b e Kepler-699b.

Il terzetto in questione è caratterizzato da dimensioni comprese tra due e quattro volte quelle di Giove; la maggior parte degli esopianeti – spiegano gli autori del saggio – presenta misure simili al colosso del Sistema Solare o molto più piccole, quindi oggetti dotati di una mole superiore devono essere considerati con cautela. Il quarto mondo – Kepler-747b – è in bilico: esso supera le dimensioni di Giove di 1,8 volte ma, nonostante questo valore, non può essere ancora del tutto escluso dall’elenco degli esopianeti ‘candidati’.

Kepler-854b è stato il primo componente del trio a suscitare i dubbi degli studiosi, che inizialmente erano intenti a scandagliare il database della missione Kepler per cercare sistemi con tracce di deformazioni mareali. L’oggetto in questione era stato scoperto nel 2016 con il metodo del transito e la stima delle sue dimensioni si è basata su sistemi di calcolo meno precisi rispetto a quelli odierni. In particolare, è stato di grande rilievo l’apporto delle misurazioni più recenti effettuate dalla missione Gaia: da esse, infatti, è emerso che Kepler-854b risulta troppo grande.

Dopo aver pescato questo ‘falso positivo’, il gruppo di lavoro è andato a caccia di altri eventuali esopianeti ‘ingannevoli’ tenendo presente i dati delle dimensioni stellari forniti da Gaia: in questo modo, sono emersi Kepler-840b e Kepler-699b, nonché Kepler-747b – considerato ancora pianeta, ma dallo status incerto. Gli astronomi ritengono che, con il progresso costante dei metodi di indagine sulle stelle, sarà difficile che in futuro si possano verificare imprecisioni di questo genere.

Gaia, missione del programma scientifico dell’Esa ideata per realizzare la più accurata mappa tridimensionale della Via Lattea e lanciata nel 2013, vanta una significativa partecipazione dell’Agenzia Spaziale Italiana e dell’Inaf-Istituto Nazionale di Astrofisica, che sono coinvolti nel Data Processing and Analysis Consortium (Dpac), il consorzio di istituti di ricerca europei a cui Esa ha affidato la responsabilità completa della riduzione dell’enorme mole di dati che sono prodotti dalla missione.

Crediti immagine: Nasa