In attesa che il prossimo uomo e la prima donna mettano piede sulla Luna grazie al programma Artemis, le missioni lunari dell’era Apollo continuano ad aggiungere nuovi tasselli al complesso mosaico dello studio del nostro satellite. Questa volta è il caso di Apollo 17, l’undicesima e ultima missione con equipaggio del programma di esplorazione lunare statunitense. L’ultimo allunaggio, avvenuto l’11 dicembre 1972, ha anche permesso ai tre membri dell’equipaggio Eugene Cernan, Ron Evans e Harrison Schmitt di raccogliere gli ultimi campioni lunari. Ed è stato proprio uno di questi pezzetti di Luna a permettere oggi di comprendere nuovi indizi sulla complessa storia evolutiva del nostro satellite.
Il nuovo studio, guidato dall’Università delle Hawai’i a Mānoa e pubblicato su Nature Communications, ha analizzato troctolite 76535, uno dei campioni di roccia di maggior valore scientifico per la sua natura incontaminata. Utilizzando una microsonda elettronica, gli scienziati hanno eseguito un’analisi ad alta risoluzione del campione.
«Le analisi precedenti – spiega William Nelson, primo autore dello studio – suggerivano che i minerali nel campione dell’Apollo 17 fossero chimicamente omogenei. Sorprendentemente, abbiamo trovato variazioni chimiche all’interno dei cristalli di olivina e plagioclasio. Queste eterogeneità ci permettono di ricostruire il raffreddamento di questi minerali usando modelli numerici».
Il processo di raffreddamento della Luna è uno dei fenomeni fondamentali per comprenderne l’evoluzione. Stime passate erano orientate verso un raffreddamento relativamente rapido, durato non oltre 20 milioni di anni. Ma il nuovo studio mette in dubbio queste teorie, parlando di una durata del processo di raffreddamento di circa 100 milioni di anni.
«Questo cambierebbe le nostre prospettive su come si è formata un’importante serie di rocce lunari», commenta Nelson.
In particolare, il team di ricerca suggerisce che questo tipo di roccia lunare si sia formato grazie a un processo chiamato infiltrazione reattiva, in cui materiale liquido interagisce con quello solido, cambiando così la composizione chimica della roccia risultante. Il campione lunare troctolite 76535 sarebbe proprio un esempio di questo fenomeno.
Non resta che attendere le prossime missioni lunari, per raccogliere nuovi pezzetti del nostro satellite che ci aiutino a ricostruirne la storia.
Immagine in apertura: Un frammento del campione troctolite 76535 osservato con un microscopio a luce polarizzata. Crediti: Nelson et al., 2021