GAMMA-RAY BURST/La rete globale di telescopi Master ha osservato per la prima volta la polarizzazione della radiazione ottica intrinseca emessa da un grb originato un buco nero in rapida rotazione
I buchi neri sono il risultato delle più potenti esplosioni che si verificano nell’Universo. La conferma arriva della Global Master Robotic Telescopes Net, una rete di otto telescopi robotizzati della Lomonosov Moscow State University diffusa sul pianeta e specializzata nell’osservazione nell’ottico dei gamma-ray burst.
Oggetto dello studio apparso sulla rivista Nature che ha portato gli scienziati a questa conclusione, il lampo gamma noto come GRB160625B. Il fenomeno è stata osservato per la prima volta il 25 giugno del 2016 dall’osservatorio Nasa Fermi, per essere confermato subito dopo dal telescopio russo della rete globale Master, situato sulle isole Canarie che ne ha definito le coordinate spaziali con grande accuratezza.
Successivamente un nuovo telescopio, il Crimean Taurida, è stato affiancato alla rete Master operante alle Canarie, con l’obiettivo di rilevare la polarizzazione della radiazione ottica intrinseca associata alle esplosioni gamma.
Riuscire ad osservare questa particolare radiazione è una delle sfide più difficili della moderna astrofisica sperimentale, in quanto richiede la completa robotizzazione del processo di osservazione e del funzionamento del telescopio utilizzato.
I telescopi Master non sono solo riusciti a catturare il fenomeno gamma con la migliore risoluzione di sempre, hanno anche registrato, per la prima volta, la polarizzazione della radiazione ottica quando l’esplosione era ancora in corso. Scoprendo così che il lampo gamma GRB160625B è, di fatto, una tra le esplosioni spaziali più potenti mai avvenute nell’universo, emerso in un ristretto flusso di particelle relativistiche, accelerato dal campo elettromagnetico di un buco nero in rapida rotazione.
«La polarizzazione rilevata nella radiazione ottica intrinseca rivela che il flusso proveniente dal grb trae origine da un potente campo magnetico ordinato, formato da un buco nero emergente», ha spiegato Vladimir Lipunov, dell’Università di Stato di Mosca, responsabile del Laboratorio di Controllo dello Spazio presso l’Istituto Astronomico di Sternberg e supervisore del progetto Master.
Per saperne di più: il link allo studio sulla rivista Nature