La linea è stata tracciata dalla Nasa nel 2017 quando il Congresso degli Stati Uniti ha approvato il Nasa Transition Authorization Act. Qualche anno più tardi la Stazione Spaziale Internazionale compiva i suoi primi 20 anni di vissuto in orbita bassa terrestre (LEO), ma la Nasa, in quel documento, predisponeva un piano di transizione della Stazione Spaziale Internazionale. La presenza di umani in orbita bassa sarebbe passata, con approccio graduale, da una condizione di finanziamento pubblico a un regime in cui la Nasa avrebbe potuto essere uno dei tanti clienti di imprese non governative di volo spaziale umano.
Da allora, le prove generali di nuovi avamposti commerciali per umani in orbita bassa terrestre offrono ‘cataloghi’ per almeno tre stazioni spaziali private e con caratteristiche diverse e tutte in realizzazione tra il 2027 e il 2030.
Orbital Reef di Blue Origin, Boeing, Sierra Space e molti altri partner affermano che intendono costruire un avamposto commerciale fuori dalla Terra che dovrebbe essere operativo entro la fine del decennio. Per Orbital Reef il portfolio clienti include governi nazionali, industria privata e turisti spaziali. Brent Sherwood, vicepresidente senior dei programmi di sviluppo avanzati per Blue Origin, dichiara che il team di progetto vuole ampliare l’opportunità di accesso allo spazio, ridurre i costi e fornire tutti i servizi e il necessario per normalizzare il volo spaziale.
Una lunga filiera di partnership per Orbital Reef garantisce un apposito veicolo monoposto per i visitatori della stazione che vorranno provare il brivido di passeggiate spaziali una volta in quota e un coordinamento di un consorzio di 14 università, in capo all’Arizona State University, per fornire consulenza per la ricerca e sensibilizzare il pubblico. Dimensione dell’intero avamposto: 830 metri cubi di volume pressurizzato per supportare fino a 10 persone.
La Stazione Axiom, di Axiom Space, parla di una casa fiorente nello spazio per facilitare scoperte e prospettive a beneficio di ogni essere umano. La società che ha il proprio quartier generale a Houston – Texas – è stata fondata da Michael Suffredini, già responsabile del programma della Stazione Spaziale Internazionale della Nasa dal 2005 al 2015 e supervisore della transizione della Stazione dall’assemblaggio all’operazione e all’utilizzo commerciale. Il co-fondatore e presidente esecutivo di Axiom è Kam Ghaffarian che con la sua Stinger Ghaffarian Technologies, Inc. è il secondo più grande appaltatore di servizi di ingegneria della Nasa.
Ha addestrato gli astronauti della Nasa e gestito la Iss. Garantito l’accesso universale in Low Earth Orbit a innovatori, governi e privati cittadini. Le dimensioni della Stazione Axiom al completamento saranno il doppio del volume utilizzabile della Stazione Spaziale Internazionale e pari a 916 metri cubi di volume interno, che è equivalente a quello di un Boeing 747.
Anche Nanoracks, Voyager Space e Lockheed Martin hanno svelato i piani per la loro stazione privata Starlab pensata per quattro persone con un habitat di 340 metri cubi di volume. Una stazione spaziale privata a volo libero in orbita LEO entro il 2027, concepita per essere una destinazione turistica, nonché un polo di ricerca e produzione che aiuta a favorire la crescita di un’economia fuori dalla Terra. La novità per Starlab sarà il George Washington Carver (GWC) Science Park, il primo parco scientifico nello spazio che costituisce il nucleo di Starlab. Il Parco disporrà di quattro principali dipartimenti operativi: un laboratorio di biologia, un laboratorio di abitazione delle piante, un laboratorio di scienze fisiche e di ricerca sui materiali e un’area di lavoro aperta.
Veronica La Regina, CEO a Torino di Nanoracks Space Outpost Europe e Direttrice Global Engagement – Europe & Asia – per il Gruppo Nanoracks, dichiara: «Viviamo un momento interessantissimo per il settore spaziale. Sapere che ci sono più iniziative commerciali è certamente il segno di una nuova era. Il gioco della concorrenza sarà sfidante per tutti perché il successo sarà in mano ai clienti che saliranno a bordo più che nelle mani degli investitori. I tempi sono maturi ed esistono, anche in Italia, sufficienti capacità industriali per assicurare stazioni spaziali efficienti e funzionali. Poi il mercato farà il resto.»