L’inquinamento non è un problema soltanto terrestre. A quanto pare anche nel resto del cosmo esistono emissioni che noi catalogheremmo come ‘dannose’ – pur con un impatto che chiaramente non è paragonabile a quello prodotto dalla contaminazione umana.

A far luce su questo inquinamento spaziale è un nuovo studio pubblicato oggi su The Astrophysical Journal, che ha dimostrato come ciò che entra in una galassia sia molto più pulito di ciò che alla fine ne fuoriesce. Gli scienziati, guidati dal centro di eccellenza australiano Astro 3D, hanno utilizzato un nuovo sistema di imaging cosmico grazie ai dati raccolti dall’Osservatorio Keck alle Hawaii. In particolare, il team di ricerca si è concentrato su una galassia chiamata Mrk 1486, che si trova a circa 500 anni luce dal Sole e che sta attraversando un periodo di formazione stellare molto rapida. Il punto di partenza dello studio è stato appunto il complesso meccanismo che porta alla nascita di nuove stelle all’interno delle galassie.

«Durante il processo di formazione stellare – spiega Deanne Fisher, co-leader dello studio insieme al collega Alex Cameron – enormi nubi di gas vengono attirate all’interno delle galassie. Al suo ingresso, questo flusso gassoso è formato per lo più da idrogeno ed elio».

Ovvero, gas considerati ‘puliti’: sono questi gli ingredienti principali che servono appunto per dare il via ai meccanismi di nascita stellare. E così le stelle nascono, e a seconda della loro massa brillano per milioni oppure miliardi di anni. Ma arriva il momento in cui le scorte di idrogeno finiscono, il che porta alla morte stellare e in alcuni casi all’esplosione in supernove. Questo fenomeno provoca l’espulsione all’esterno della galassia di enormi quantità di ‘residui’ stellari, che però sono molto diversi dai flussi di gas che avevano alimentato le giovani stelle. «Questa roba non è più bella pulita – sintetizza Fisher – ma contiene altri elementi, tra cui ossigeno, ferro e carbonio».

Il carbonio, in particolare, qui sulla Terra è considerato uno degli inquinanti atmosferici più pericolosi. Ecco perché Fisher e colleghi hanno parlato di meccanismi di ‘inquinamento galattico’.

Va detto però che, mentre sul nostro pianeta è difficile smaltire le immissioni di monossido di carbonio nell’atmosfera, nello spazio le cose sono molto diverse. Tanto che di recente alcuni scienziati hanno addirittura parlato di un meccanismo di riciclo naturale nei dintorni delle galassie – il che significa che molti elementi ‘inquinanti’ sputati fuori dalle galassie poi di fatto vengono riutilizzati.

Più che sollevare preoccupazioni sulla pulizia del cosmo, quindi, il nuovo studio serve ad aggiungere un nuovo tassello nel complesso mosaico della formazione stellare.  «Siamo un passo più vicini a capire il motivo per cui le galassie hanno questo aspetto, – conclude Fisher – e quanto tempo dureranno».

 

Crediti immagine in apertura: James Josephides, Swinburne Astronomical Productions