Puntuali come ogni estate, anche quest’anno su molti giornali sono apparsi titoli che mettono in allarme sul ‘caldo da record’ registrato in questi giorni. Ma che venga chiamato Caronte oppure Lucifero, come da anni abbiamo ribattezzato l’anticiclone africano, la verità è che non ha più senso definire queste temperature eccezionali.

È quanto emerge ad esempio dall’ultimo report sul cambiamento climatico appena pubblicato dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) messo in piedi dalle Nazioni Unite. Secondo gli esperti, il riscaldamento globale sta provocando effetti che saranno irreversibili per i prossimi secoli, o addirittura millenni. E questo porterà a un continuo aumento di eventi metereologici estremi, dalla siccità alle inondazioni – come quelle che hanno tragicamente colpito il nord Europa qualche settimana fa.

Ma l’impatto del cambiamento climatico ha una portata ancora maggiore di quello che riusciamo a immaginare. Non soltanto il riscaldamento globale provoca i picchi di calore che stiamo sperimentando ancora una volta in questi giorni, oppure l’aumento di umidità che intensifica le piogge e può causare violente esondazioni di fiumi, frane e smottamenti.  L’aumento globale delle temperature ha anche conseguenze decisamente più inaspettate, ovvero episodi legati al freddo estremo. Correnti di aria gelida, bufere di neve, temperature parecchio sotto lo zero: anche questi fenomeni possono essere ricondotti al cambiamento climatico. Tanto che il caldo e il freddo estremi registrati sulla Terra hanno una radice comune.

Un nuovo studio internazionale pubblicato ieri su Advances in Atmospheric Sciences ci spiega per la prima volta il motivo, che è nascosto nel cosiddetto vortice polare. Si tratta di un’area di bassa pressione che staziona in modo semi-permanente su entrambi i poli terrestri. Questo vortice, in alcuni periodi dell’anno, causa progressivamente l’abbassamento delle temperature con la complicità del jet stream, la ‘corrente a getto’ che si trova nell’atmosfera terrestre e che può influenzare il clima sul nostro pianeta. Vortice polare e jest stream sono i principali responsabili dei picchi di freddo che si registrano ai poli, ma anche in alcune zone di Nord America e Cina.

Ora, il riscaldamento globale (che invece determina improvvisi aumenti della temperatura) può alterare drasticamente il modo in cui il vortice polare e la corrente a getto si comportano e interagiscono. Arrivando paradossalmente a moltiplicarne l’effetto, a causa di una serie di reazioni a catena su larga scala.

Tutto ciò ricorda l’effetto farfalla ipotizzato da Lorenz: «Può il batter d’ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas?» fu il titolo di una conferenza tenuta dal matematico e meteorologo statunitense nel 1972. La sua idea, legata alla più ampia teoria del caos, era che piccole variazioni nelle condizioni iniziali possono produrre grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema.

Bene, con il cambiamento climatico sta succedendo esattamente questo. Se n’è accorto il team di ricerca guidato da Xiangdong Zhang dell’Università di Scienza e Tecnologia in Cina: «Volevamo capire perché gli eventi metereologici estremi si sono verificati più frequentemente negli ultimi decenni, in un clima che si sta progressivamente riscaldando. A tal proposito, gli eventi estremi dell’inverno 2020-21 forniscono un’opportunità unica per esaminare i processi ambientali coinvolti», spiega lo scienziato, prima firma dell’articolo apparso su Advances in Atmospheric Sciences.

E così i ricercatori hanno esaminato due focolai di aria fredda registrati in Cina da fine dicembre 2020 a metà gennaio 2021, durante i quali sia Pechino che Tientsin hanno sperimentato le loro temperature più basse in 54 anni (rispettivamente, -19,7°C e -19,9°C). Hanno anche considerato il freddo storico che ha colpito gli Stati Uniti nel febbraio 2021, provocando le temperature più basse registrate in quasi un secolo in Texas (rispettivamente, -13,3°C e -8,3°C ad Austin e Houston). Confrontando così l’inverno 2020-21 con gli ultimi 42 inverni, i ricercatori hanno utilizzato i dati metereologici disponibili e i modelli simulativi per analizzare i fenomeni alla base di questo clima estremo.

Come dicevamo, i risultati mostrano che il riscaldamento globale è in grado di amplificare le correnti del jet stream e l’azione del vortice polare, portando in ultima istanza (anche) a inasprire il freddo. «Quando si parla di eventi climatici estremi, dobbiamo avere un punto di vista ampio per cogliere il quadro generale», commenta Timo Vihma, ricercatore dell’Istituto meteorologico in Finlandia e co-autore dello studio. «Può verificarsi l’interazione complessa di diversi fattori, che agiscono lontani l’uno dall’altro nella scala emisferica».

L’effetto farfalla, appunto. Che, quando si tratta di riscaldamento globale, può avere conseguenze enormi e inaspettate. Ecco perché, come ha detto il segretario dell’Onu Antonio Guterres riferendosi al nuovo rapporto dell’IPCC, l’emergenza climatica deve diventare un «codice rosso per l’umanità».