I dati di manutenzione vengono raccolti dalla maggior parte dei veicoli spaziali e dei componenti e vengono utilizzati dai team di ingegneri per monitorare il loro stato di salute e diagnosticarne eventuali guasti. Tali dati potrebbero essere collegati a fenomeni scientificamente interessanti, e quindi rappresentare una preziosa risorsa scientifica che rimane per lo più inesplorata.
Gli oggetti nello spazio sono regolarmente colpiti da particelle cariche che fluiscono dalla più ampia Via Lattea, inclusi i raggi cosmici. I raggi cosmici possono causare danni elettronici se colpiscono l’hardware di veicoli spaziali e minacciano la salute umana nelle missioni con equipaggio, quando gli astronauti sono meno protetti dalle radiazioni. La minaccia rappresentata dai raggi cosmici sarà ancora maggiore per le missioni con equipaggio che si avventureranno ulteriormente nello spazio, ad esempio sulla Luna e su Marte.
Per tenere sotto controllo lo stato di salute dei veicoli spaziali, le missioni registrano quando i raggi cosmici colpiscono un computer di bordo e causano errori di memoria, cosa nota come rilevamento e correzione degli errori o EDAC.
«Mars Express ha raccolto queste misurazioni sin da quando è stata lanciata. Abbiamo avuto accesso ai dati raccolti dal 2005, fornendoci un incredibile set di dati di 15 anni che copre quasi l’intera durata della missione: una vera rarità», afferma Elise Wright Knutsen, autrice principale del nuovo studio, ex tirocinante presso il Centro europeo di ricerca e tecnologia spaziale dell’ESA. (ESTEC), e ora presso LATMOS/IPSL, Francia.
Alcuni fattori influenzano l’intensità dei raggi cosmici che vediamo nel Sistema Solare, incluso il punto in cui ci troviamo nel ciclo periodico di 11 anni di attività del Sole e la distanza stessa dal Sole. «Siamo stati in grado di esplorare in dettaglio la relazione Sole-raggi cosmici grazie ai dati EDAC di due importanti missioni ESA: Mars Express e Rosetta», afferma Elise. «Questa è la prima volta che i dati EDAC sono stati utilizzati in questo modo: è stato utilizzato in precedenza per esplorare eventi solari a breve termine, ma mai a lungo termine».