Un giorno non troppo lontano l’essere umano metterà piede su Marte, con l’obiettivo a lungo termine di costruire colonie permanenti sul mondo rosso. Ma perché questo sia possibile, dovremo svelare ancora alcuni misteri sul nostro vicino planetario. A partire da un elemento cruciale: l’acqua.
Da tempo gli scienziati concordano sul fatto che in passato Marte fosse un mondo acquoso. E tre anni fa, nell’estate del 2018, c’è stata la prima, rivoluzionaria conferma di un lago sotto la calotta polare meridionale marziana. La scoperta, realizzata da parte di un team italiano grazie al radar made in Italy Marsis installato a bordo della sonda europea Mars Express, è stata poi confermata lo scorso anno da uno studio internazionale guidato dall’Università di Roma Tre, che ha dimostrato addirittura la presenza di un complesso sistema sotterraneo di laghi di acqua salata.
Ma i misteri legati ai meandri marziani non sono finiti. Un nuovo studio dell’Università dell’Arizona e del Jpl della Nasa ha fatto un ulteriore tuffo nei dati disponibili, passando in rassegna ben 44mila osservazioni di Marsis registrate negli ultimi 15 anni. Quello che è emerso è un quadro ancora più complesso, con decine di riflessi radar simili a quelli già individuati e identificati come laghi sepolti. Secondo gli autori dello studio, quindi, o l’acqua liquida è ancora più comune del previsto sotto il polo sud di Marte, oppure questi segnali sono indicativi di qualcos’altro.
Per la seconda opzione propende un altro studio guidato sempre dall’Università dell’Arizona ma indipendente rispetto al primo, secondo cui i dati di Marsis potrebbero essere spiegati anche con la presenza di argilla, minerali metallici o ancora ghiaccio salato. Gli stessi scienziati comunque invitano alla cautela: il primo autore dello studio, apparso su Geophysical Research Letters, ha affermato infatti che obiettivo del suo team era fare un passo indietro e valutare se oltre all’acqua liquida ci fossero altri materiali capaci di causare i riflessi luminosi registrati da Marsis.
Ad oggi l’ipotesi dell’acqua liquida e salata nel sottosuolo di Marte resta quindi confermata, anche se questi due nuovi studi invitano senz’altro ad approfondire ancora i misteri dei laghi marziani nascosti.