Il grande pubblico a caccia di esopianeti: è quanto avviene con Planet Hunters Tess, un progetto di citizen science sostenuto dalla Nasa e mirato a coinvolgere gli appassionati nello scandagliare i dati della missione Tess. Questa sonda della Nasa, lanciata nell’aprile 2018, ha come compito principale la ricerca di mondi extrasolari con il metodo del transito.
Sono oltre 29mila i cittadini scienziati che hanno aderito all’iniziativa Planet Hunters, fornendo un valido aiuto alla comunità scientifica. Il loro slancio ha dato buoni frutti: sono stati, infatti, recentemente identificati due esopianeti gassosi in orbita intorno ad una stella simile al Sole. La scoperta è al centro di uno studio di Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, in cui figurano come coautori i volontari che hanno partecipato (articolo: “Planet Hunters Tess III: two transiting planets around the bright G dwarf Hd 152843”).
La stella in questione ha un’arida sigla alfanumerica come appellativo (Hd 152843), si trova ad una distanza di 352 anni luce ed ha una massa piuttosto simile a quella del Sole, sebbene sia più grande di circa 1,5 volte e leggermente più luminosa.
I due pianeti gassosi sono stati chiamati semplicemente ‘Planet b’ e ‘Planet c’: il primo ha dimensioni simili a quelle di Nettuno e completa la sua orbita intorno alla stella in 12 giorni, mentre il secondo (più esterno) è 5,8 volte più grande della Terra e ha un periodo orbitale che oscilla tra 19 e 35 giorni. I ricercatori li studieranno contemporaneamente in modo da ricostruire il più possibile i processi alla base della loro nascita e della loro evoluzione.
Il progetto Planet Hunters Tess è stato avviato nel dicembre 2018, quando erano da poco disponibili al pubblico i primi dati della missione. I cittadini scienziati sono stati coinvolti nell’analisi dei grafici che mostrano l’andamento della luminosità di varie stelle nel tempo; scopo dell’operazione è evidenziare le oscillazioni della luce che possono verificarsi quando un pianeta passa davanti al suo astro, un tipo di evento definito ‘transito’. Nello specifico, ogni grafico viene condiviso con un gruppo di 15 volontari, i cui contributi sono raccolti da un algoritmo; da esso i ricercatori traggono i dati ritenuti più utili per il follow-up scientifico.
Per avere la certezza che i transiti individuati siano dovuti al passaggio di un pianeta e non ad altri fenomeni, gli astrofisici effettuano controlli aggiuntivi con il metodo della velocità radiale e tramite altri strumenti: Harps-N, installato presso il telescopio nazionale Galileo (Spagna) e Expres, spettrometro in dotazione all’osservatorio Lowell (Arizona).
Gli studiosi attendono con trepidazione il lancio del telescopio Webb, la cui sensibilità può fare la differenza anche nella caccia agli esopianeti.
In alto: elaborazione artistica del sistema di Hd 152843 (Crediti: Nasa/Scott Wiessinger)