Mentre alcuni dei più grandi pianeti del nostro Sistema Solare possiedono anelli e numerose lune giganti, Marte non ha anelli ma solamente due piccoli satelliti naturali, Phobos e Deimos. Nonostante la loro dimensione ridotta, sono sicuramente tra gli oggetti più interessanti del nostro sistema planetario, poiché le loro orbite peculiari nascondono importanti segreti sul loro passato.
A catturare l’attenzione di un team di scienziati del Seti Institute è stata Deimos. La sua orbita è insolitamente inclinata e questa caratteristica, secondo il team di ricerca, è da ricondurre al fatto che Marte, miliardi di anni fa, possedeva un anello.
Per molto tempo gli scienziati hanno creduto che le due lune di Marte, scoperte nel 1877, fossero state catturate nell’orbita marziana come due asteroidi. Tuttavia, poiché le loro orbite sono quasi sullo stesso piano dell’equatore di Marte, esse devono essersi formate contemporaneamente al mondo rosso. Ma l’orbita della luna più piccola e distante, Deimos, è inclinata di due gradi.
Finora, il fatto che la sua orbita non fosse esattamente in linea con l’equatore di Marte è stato considerato irrilevante e nessuno studio ha provato a spiegarlo. «Ma una volta che grazie ad una nuova grande intuizione l’abbiamo guardata con nuovi occhi, l’inclinazione orbitale di Deimos ha rivelato il suo grande segreto», ha spiegato l’autore principale Matija Ćuk.
Questa intuizione è stata proposta nel 2017 dal team Seti. I ricercatori hanno notato che la luna più interna di Marte, Phobos, sta lentamente perdendo quota. Secondo lo studio, col passare del tempo, la sua orbita scenderà troppo in basso e la gravità di Marte la distruggerà per farne un anello attorno al pianeta.
La nuova teoria sostiene che in diversi miliardi di anni, una moltitudine di lune marziane sia stata distrutta e ‘trasformata’ in anelli. Ogni volta, l’anello darebbe origine ad una nuova luna più piccola, per ripetere nuovamente il ciclo.
Questa teoria ciclica delle lune marziane spiegherebbe l’inclinazione dell’orbita di Deimos.
Secondo la ricerca, tre miliardi di anni fa, quando Deimos già si era formata, l’anello marziano avrebbe originato una neoluna; il satellite naturale, successivamente, si sarebbe allontanato dall’anello e dal pianeta rosso. Migrando verso l’esterno avrebbe incontrato una cosiddetta risonanza orbitale – il periodo orbitale di Deimos sarebbe stato tre volte quello della nuova luna – che avrebbe quindi influenzato fortemente l’orbita di Deimos.
Secondo i ricercatori, dopo la formazione della neoluna sono seguiti altri due cicli di formazione di anelli e di lune, di cui l’ultima è Phobos, formatasi 200 milioni di anni fa.
L’ipotesi della risonanza orbitale confermerebbe la teoria ciclica delle lune marziane e quindi della presenza di un antico anello marziano.
Tali teorie potrebbero essere verificate solo tra qualche anno, quando l’agenzia spaziale giapponese Jaxa invierà su Phobos un veicolo spaziale per raccogliere campioni sulla sua superficie.
Lo studio, presentato al Meeting dell’American Astronomical Society, è in fase di pubblicazione su The Astrophysical Journal Letters.