Ci è voluta l’intera giornata del 24 marzo e un team di oltre una dozzina di ingegneri per assemblare le due parti principali che compongono il satellite dell’Esa, Euclid. L’integrazione del payload al modulo di servizio, un’operazione delicatissima, si è svolta con successo nei laboratorio torinesi di Thales Alenia Space, prime contractor industriale della missione ed ha richiesto due giorni successivi di test per verificare che tutti i collegamenti tra gli strumenti di Euclid funzionassero correttamente.
«È stato davvero emozionante vedere il veicolo comporsi e fare un passo avanti verso la realizzazione della missione. Mi sento quasi come se avessimo unito due membri della famiglia», ha detto Hans Rozemeijer, ingegnere di Euclid Assembly, Integration and Testing.
Fornito da Airbus Defence and Space, il modulo di carico utile ospita gli occhi di Euclid: un telescopio riflettente per catturare e focalizzare la luce da stelle lontane, oltre a due strumenti incaricati di catturare questa luce: il VISible imager (Vis) e il Near Infrared Spectrometer and Photometer (Nisp), per i quali l’Italia, attraverso l’Asi, ha fornito i sottosistemi.
«L’Agenzia Spaziale Italiana ha contribuito in maniera importante alla realizzazione dei due strumenti scientifici di bordo: con soddisfazione si assiste all’avanzamento delle attività che dopo lunghi anni di lavoro culmineranno con il prossimo lancio in orbita», ha affermato Mario Salatti, responsabile della realizzazione dei contributi agli strumenti della missione Euclid dell’Agenzia Spaziale Italiana.
Insieme, il telescopio e gli strumenti rileveranno miliardi di galassie con una precisione senza precedenti che consentirà agli astronomi di migliorare la comprensione di come queste si sono evolute e raggruppate in strutture cosmiche negli ultimi 10 miliardi di anni. Inoltre, Euclid fornirà indizi sulla natura dell’enigmatica materia oscura e dell’energia oscura, i due principali motori dell’espansione dell’Universo.
Gli strumenti di Euclid sono stati integrati nel modulo di carico utile alla fine del 2020. Durante il 2021 il modulo ha superato con successo test intensivi in condizioni spaziali simulate verificandone il funzionamento.
Altrettanto importante per il successo della missione è la funzione del modulo di servizio, che in un certo senso può essere definito il cervello del satellite. La struttura contiene computer per il controllo degli strumenti e di tutte le parti essenziali di cui Euclid ha bisogno per funzionare, inclusi i sottosistemi per l’orientamento del veicolo spaziale, per la propulsione, per la comunicazione con la Terra e la gestione del trasferimento dei dati.
Per collegare i due moduli, gli ingegneri hanno utilizzato una gru che ha posizionato il modulo di carico utile, pesante 800 chilogrammi, sul modulo di servizio tramite sei punti di attacco. Il team ha prestato molta attenzione all’allineamento di questi punti, poiché uno scarso contatto potrebbe indurre sollecitazioni tali da danneggiare la struttura o deformare lo specchio del telescopio, ampio 1,2 metri.
Ad aprile gli ingegneri collegheranno Euclid al suo parasole e ai pannelli solari combinati. Il parasole proteggerà il payload dall’intensa radiazione solare, aiutando la missione a svolgere al meglio le sue capacità.
Una volta collegato il parasole, verrà aggiunta l’antenna ad alto guadagno e quindi Euclid sarà completo. «Man mano che le procedure di integrazione procedono, il satellite Euclid va assumendo la sua forma finale che sarà imponente coi suoi 4,7 m di altezza», ha affermato Mario Salatti,
Successivamente Euclid sarà testato come sistema completo e preparato per il lancio dallo spazioporto europeo di Kourou, nella Guyana Francese. Il liftoff di Euclid verso il punto lagrangiano L2 è attualmente previsto per la seconda metà del 2022. Alla fine della sua vita operativa, che sarà di circa 6 anni, Euclid avrà prodotto immagini e dati fotometrici per più di un miliardo di galassie e milioni di spettri di galassie, dati che saranno di grande importanza anche per molti altri settori dell’astrofisica.
L’Asi, in collaborazione con Inaf e l’Infn, ha guidato il team industriale che ha sviluppato il cuore di entrambi gli strumenti. L’Italia è inoltre coinvolta nella responsabilità della gestione della parte scientifica del segmento di terra e della survey e delle operazioni in volo degli strumenti, oltre che con ruoli importanti per aspetti tecnici e scientifici della missione.