Il recente caso del rientro incontrollato del Lunga Marcia verso la Terra, e il rischio correlato di caduta di frammenti in zone abitate, ha posto l’attenzione globale su due problemi strettamente interconnessi, oltre che alimentati dal boom contemporaneo di attività spaziale.
Lo spazio è sicuro per noi qui sulla Terra?  Esso è un luogo sostenibile?

Da un lato, la natura “globale” dello spazio, determinata dall’articolo due del Trattato sullo Spazio Extra Atmosferico, è la causa dell’impossibilità di tracciarne confini, dunque aree di responsabilità. Dall’altro è proprio per questo motivo che sono necessarie regolamentazioni internazionali per una sua gestione di uno spazio comune che limiti problemi e incidenti, e che identifichi, appunto, responsabilità nel caso qualcosa andasse storto.

In un recente articolo, Timiebi Aganaba, Professoressa di governance e legislazione spaziale all’Università dell’Arizona, ha analizzato i trattati internazionali attualmente in vigore e come sarebbero intervenuti nel caso in cui alcune parti del secondo stadio di Lunga Marcia fossero cadute su un centro abitato; dunque avessemi assistito a danni a persone e proprietà invece che all’ammaraggio nell’Oceano Indiano.

I trattati internazionali in vigore per la gestione dello spazio
Due i trattati di riferimento, entrambi adottati dalle Nazioni Unite, ossia il Trattato sullo Spazio Extra Atmosferico del 1967 e la Convenzione sulla responsabilità internazionale del 1972. Come sottolineato da Timiebi Aganaba, questi definiscono che in caso di danni da parte di un veicolo spaziale, gli Stati sono responsabili a livello internazionale, anche se il danno fosse causato da una società privata. Se un frammento di un satellite o di un lanciatore in caduta libera entra in casa tua è lo Stato che ha lanciato nello spazio l’oggetto a dover ripagare il danno.

Solo nel caso del satellite spia Cosmos 954, il veicolo spaziale sovietico rientrato nell’atmosfera in modo incontrollato nel 1978 che suscitò parecchio timore a causa del reattore nucleare che lo alimentava,  la Convenzione sulla responsabilità ha avuto un riscontro concreto: all’Unione Sovietica, in quanto paese lanciatore, è stato imposto di pagare una cifra di 3 milioni di dollari canadesi, a fronte dei 6 richiesti, a seguito della caduta nei Territori del Nord-Ovest del Canada del satellite e il conseguente spargimento di detriti radioattivi dal suo reattore nucleare di bordo.

Rientro in atmosfera di oggetti: rischio limitato ma crescono i detriti spaziali
Se le probabilità che una persona venga uccisa da un satellite in caduta sono prossime allo zero, per cui è molto più probabile di esser colpiti da un fulmine rispetto a un detrito spaziale, questo non vuol dire che gli oggetti incontrollati nello spazio siano pochi: ESA calcola che oggi siano solo 4000 i satelliti operanti rispetto ai circa 14.000 lanciati in 60 anni di attività spaziale, rappresentanti il 24% dei 56450 oggetti totali lanciati nello spazio. Gli stadi superiori o adattatori rappresentano invece l’11% degli oggetti lanciati.
Questa grande quantità di hardware spaziale ha una massa totale di oltre 9300 tonnellate che orbita sulle nostre teste.

Fenomeno da dover necessariamente ricalibrare se volgiamo lo sguardo al boom di attività spaziale a cui stiamo assistendo in questi anni: solo nell’ultimo decennio sono stati circa 2.300 i satelliti lanciati nello spazio, un numero consistente destinato ad aumentare. Secondo una recente ricerca, vi è una crescita annua costante che porterà a un totale di 9.900 satelliti lanciati entro il 2028, ossia 4 volte rispetto al decennio precedente. Un incremento che fa be capire quanto ad aumentare non è solo il numero di detriti satellitari inoperanti nello spazio a noi più prossimo, ma anche il problema della spazzatura spaziale.

Anche un problema di sostenibilità per uno spazio “bene comune”
Al fianco del problema legislativo, legato a eventuali incidenti e danni, si affianca un problema di sostenibilità dello spazio.
In questo senso è centrale il fenomeno autosostenuto noto come “sindrome di Kessler“, la tendenza per cui, una volta superata una certa massa critica, la quantità totale di detriti spaziali continuerà ad aumentare soprattutto a causa delle collisioni tra oggetti in orbita. Fenomeno particolarmente critico per la regione LEO, l’orbita bassa attorno alla Terra.
Sono più di 560 gli eventi di frammentazione in orbita registrati dal 1961 di cui solo 7 eventi sono stati associati a collisioni, con una popolazione stimata di 9000 oggetti di dimensioni più grandi di 1 cm causati da questi incidenti. Le intercettazioni di satelliti da parte di missili lanciati in superficie sono state un contributo importante nel recente passato per questa pattumiera spaziale.

Timiebi Aganaba conclude la sua riflessione sostenendo che «se le leggi attuali si concentrano sull’individuo e ignorano il quadro generale dell’ambiente, adattare e applicare la legge spaziale in modo da prevenire e dissuadere l’inquinamento dell’ambiente spaziale potrebbe aiutare ad evitare un cielo pieno di spazzatura.»

 

Crediti immagine in evidenza: NASA Orbital Debris Program