Il fenomeno delle aurore gioviane torna al centro di un nuovo studio condotto attraverso i dati della missione Nasa Juno.
Ricerche precedenti hanno permesso agli scienziati di determinare che la maggior parte delle potenti aurore di Giove vengono generate da processi interni, ovvero dal movimento delle particelle cariche all’interno della magnetosfera. Tuttavia, in numerose occasioni è stata osservata una debole tipologia di aurora, caratterizzata da emissioni simili ad anelli che si espandono rapidamente nel tempo.
Secondo gli esperti, sono due i fattori che potrebbero aver innescato queste emissioni: il primo riguarda le particelle cariche provenienti dalla lontana magnetosfera di Giove, vicino al suo confine col vento solare. In questa regione, il plasma del vento solare spesso interagisce con il plasma gioivano in un modo tale da poter dare luogo a questi fenomeni.
Il secondo fattore riguarda gli eventi di riconnessione magnetica: un processo fondamentale con il quale l’energia immagazzinata nei campi magnetici può essere convertita in altre forme di energia.
Entrambi i processi sarebbero in grado di generare fasci di particelle che potrebbero viaggiare lungo le linee del campo magnetico gioviano, per poi precipitare e innescare le aurore ad anello osservate sul pianeta.
Solo ulteriori osservazioni consentiranno agli scienziati di ottenere maggiori informazioni su questi deboli eventi transitori.
A bordo della missione Juno – estesa fino al 2025 – otto strumenti, tra cui i due esperimenti italiani realizzati con il supporto e il coordinamento dell’Asi. Si tratta della camera a infrarossi con spettrometro Jiram (Jovian InfraRed Auroral Mapper), uno strumento chiave di Juno, realizzata da Leonardo-Finmeccanica sotto la guida scientifica dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), e dell’esperimento di radioscienza KaT (Ka-band Translator/Transponder), realizzato da Thales Alenia Space, sotto la responsabilitа scientifica della Sapienza Universitа di Roma. Il primo ha il compito di studiare la dinamica e la chimica delle aurore gioviane nel vicino infrarosso, il secondo invece analizza la struttura interna del pianeta, con l’obiettivo di mappare il campo di gravità di Giove.
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