Addio a Rossella Panarese, la voce gentile di Radio3Scienza che con passione e rigore accompagnava gli ascoltatori attraverso i tortuosi sentieri della ricerca scientifica. La sua conduzione radiofonica era quanto di più dinamico e coinvolgente si potesse immaginare – anche in questo lungo anno di pandemia, con le redazioni costrette a reinventarsi e, come Rossella ricordava spesso in diretta, i conduttori che lavoravano da casa per onorare quello sforzo collettivo richiesto da tutti per diminuire i contagi.

La notizia della morte di Rossella Panarese è stata annunciata la mattina dell’1 marzo dal direttore di Radio3 Marino Sinibaldi, che nel ricordarla ha detto che «l’abbiamo persa tutti, chi fa la radio e chi l’ascolta». Ed è proprio così, perché la sua voce era di tutti. Era della sua ‘famiglia’ di Radio3, che nel primo messaggio su Twitter descrive Rossella come colei che «dava senso al nostro essere Noi». La sua voce era poi degli scienziati che intervistava, dei colleghi giornalisti e comunicatori che ispirava, con un invito costante ad andare a fondo nelle cose, a soffermarsi per capire. Ma soprattutto la sua voce era del pubblico, dei ‘suoi’ ascoltatori che la inondavano di messaggi durante le dirette, con domande, commenti, curiosità. Gli stessi ascoltatori che oggi si dicono sgomenti di fronte alla sua scomparsa, perché anche a loro pareva di conoscerla, e perché Rossella Panarese era un vero e proprio punto riferimento per comprendere la scienza, ma non solo. «La voce di Rossella ha dato un confine a quello che era il mio terrore» ha detto ad esempio un’ascoltatrice colpita dal Covid-19, raccontando come le puntate quotidiane di Radio3Scienza l’abbiano aiutata durante l’isolamento e la malattia.

L’attenzione di Rossella Panarese agli ascoltatori l’ha riassunta molto bene la giornalista scientifica e conduttrice di Radio3 Elisabetta Tola: «Secondo Rossella, la radio era principalmente per chi è all’ascolto» ha detto durante la difficile quanto toccante puntata di oggi condotta dal collega Marco Motta. Che ha ricordato a sua volta come per Rossella fare radio fosse «un tango ballato con il pubblico».

Nei messaggi – tantissimi – che da stamattina stanno affollando il web emerge il ritratto di una giornalista poliedrica, con una mente lucida e rigorosa capace però di avere uno sguardo sempre originale sul mondo. Ne è un esempio il frammento scelto questa mattina durante la trasmissione di Radio3 Tutta la città ne parla, un’intervista di Rossella Panarese a Samantha Cristoforetti iniziata con una domanda che non era propriamente una domanda: «Le ho sentito dire che quando si sale su scala cosmica e si guarda dall’alto il nostro pianeta qualcosa cambia, diventiamo tutti un po’ più uguali…» Faceva così, Rossella Panarese, lanciava stimoli quasi per caso, ma ogni cosa che diceva aveva alle spalle un solido ragionamento. Lo conferma la stessa Samantha Cristoforetti: «Ricorderò sempre con un sorriso – scrive su Twitter –  le nostre conversazioni alla radio, in teatro, in piazza. Mai una domanda banale, sempre tanta intelligenza, curiosità, sensibilità, leggerezza, competenza».

Ideatrice e anima di Radio3Scienza dal 2003, Rossella Panarese aveva iniziato a parlare di scienza alla radio già nel 1991, con programmi come Palomar e Duemila. E non si stancava mai di sperimentare nuove forme: era stata lei a inventare Labanof, podcast originale di Radio3, online dallo scorso novembre e che si è aggiudicato il Prix Italia 2020.

La scomparsa di Rossella Panarese è arrivata neanche tre mesi dopo la morte di Pietro Greco, un altro grande protagonista di Radio3Scienza e del giornalismo scientifico. Oltre a essere grandi giornalisti, entrambi erano grandi maestri – insieme collaboravano, tra le altre cose, con il Master in Comunicazione della Scienza della Sissa di Trieste.

Chi, come me, ha avuto la fortuna di avere Pietro Greco e Rossella Panarese come insegnanti, sa che c’è un ingrediente che entrambi in questa professione consideravano al di sopra di tutti gli altri: il rispetto. Ed è con massimo rispetto che raccogliamo la loro eredità intellettuale, per portare avanti al meglio possibile il lavoro che hanno iniziato.

Da parte di tutta la redazione di Global Science, ciao Rossella.