E’ di qualche ora fa la triste notizia della morte di Pietro Greco, giornalista scientifico di apprezzato e indiscusso valore nella comunità di scienziati e comunicatori della scienza. Nato a Barano d’Ischia il 20 aprile 1955, Pietro Greco ci ha lasciati questa mattina a causa di un malore improvviso.
Giornalista, scrittore, divulgatore e conduttore radiofonico, docente al master di Comunicazione della Sissa, è stato un acuto analista economico degli investimenti in ricerca e sviluppo.
Ho avuto la fortuna di averlo come relatore al master della Sissa che ho conseguito con una tesi sull’Ilva di Taranto dal titolo: Taranto: l’agonia e il riscatto. Tracce di cittadinanza scientifica in una città da ripensare. Quello della cittadinanza scientifica era un tema a lui molto caro. Difficile da conquistare in un mondo che corre sempre più veloce sull’onda della notizia non verificata o basata sull’emozione del momento, inseguendo il solo vantaggio strumentale a sostegno di una causa da vincere anche mentendo. La cittadinanza scientifica è uno status che si conquista con l’aiuto di chi, come lui, condivideva studi, analisi e riflessioni senza vincoli e senza appartenenze.
La scienza che viene strattonata all’occorrenza, con Pietro non correva questo rischio. La sua scomparsa ci lascia orfani e senza guida proprio in un momento complicato e doloroso, quale quello che stiamo vivendo mentre ci misuriamo con una pandemia, dove la scienza concorre a definire le politiche di contenimento a tutela dell’economia e della salute di un paese.
Pacato nell’analisi, mai banale, Pietro parlava con i numeri per spiegare cosa si celava dietro le grandi questioni della scienza e della ricerca. Quasi sempre nei suoi scritti, interviste o articoli, Pietro metteva in luce i pericoli della costante disattenzione dei governi italiani, da sempre troppo misurati negli investimenti e nel sostegno al mondo della ricerca.
Una politica, quella italiana, che ha sempre riservato alla scienza il posto di Cenerentola: «Purtroppo la sottostima del valore culturale, sociale ed economico della scienza appartiene un po’ a tutto il panorama politico del nostro paese. Ovviamente esiste, anche in Italia, una parte non banale di politici che hanno avuto attenzione per la scienza, ma è sempre stata una parte minoritaria e purtroppo poco incisiva.», ribadiva in un’ intervista rilasciata ad Habitonline.eu lo scorso anno.
Se la sua improvvisa scomparsa ci lascia un vuoto incolmabile, la sola cosa che resta è non dimenticare il suo insegnamento, il suo metodo, la sua umanità. Ciao Pietro.