Sono trascorsi oltre tre anni dallo spettacolare tuffo tra gli anelli di Saturno che ha messo la parola fine alla missione Cassini, una delle più appassionanti imprese di esplorazione del Sistema solare. Eppure la sonda Nasa-Esa-Asi, che ha visto un importante contributo italiano, continua a riservare sorprese. L’ultima arriva grazie a un team guidato dalla Open University in Gran Bretagna, che ha analizzato i dati raccolti da Cassini durante una delle tappe del suo lungo viaggio: il flyby di Rea, secondo satellite naturale di Saturno.
Durante il suo sorvolo ravvicinato, lo spettrografo a imaging ultravioletto della sonda ha raccolto preziosi dati sulla luna del gigante gassoso. Il nuovo studio, pubblicato su Science Advances, si è concentrato su una particolare frequenza vicino ai 184 nanometri, che corrisponde a una caratteristica di assorbimento fino ad oggi non identificata. Attraverso una serie di esperimenti in laboratorio, gli scienziati hanno analizzato la spettroscopia utravioletta di diverse molecole. I risultati mostrano che l’enigmatico assorbimento a 184 nm è coerente con la presenza di idrazina, un composto dell’azoto.
Per chi è familiare con i dettagli della missione Cassini-Huygens, questa informazione potrebbe suonare allarmante: l’idrazina era uno degli ‘ingredienti’ utilizzati nei propulsori di Cassini, e il nuovo risultato potrebbe quindi far pensare a un caso di inquinamento cosmico. Ma gli autori dello studio scartano questa ipotesi. Durante i flyby del satellite ghiacciato i propulsori della navicella non erano in attività, e quindi è escluso che le tracce di idrazina trovate su Rea provengano dal carburante.
Da dove viene quindi l’inaspettata idrazina su Rea? Serviranno ulteriori studi per rispondere a questa domanda. Ma secondo gli scienziati della Open University un buon candidato a cui rivolgersi per risolvere il mistero è il vicino Titano, il più grande satellite naturale di Saturno e uno dei corpi rocciosi più massicci del nostro sistema planetario. Avendo un’atmosfera ricca di azoto, è possibile che Titano abbia sintetizzato l’idrazina attraverso una serie di reazioni chimiche con ghiaccio e ammoniaca. In questo scenario, l’idrazina avrebbe viaggiato da satellite a satellite nel corso di tempi geologici, raggiungendo infine Rea.