Un team di ricercatori delle Università di Berna e di Ginevra, attraverso l’Osservatorio Saint-Ex del Messico, ha rilevato due particolari esopianeti in orbita attorno alla stella TOI-1266, una nana rossa situata a 120 anni luce dalla Terra.
Rispetto alla maggior parte delle altre stelle, le nane rosse sono corpi celesti molto piccoli e poco luminosi, con una temperatura superficiale relativamente fredda, inferiore ai quattromila gradi. Solitamente, le nane rosse ospitano pianeti che orbitano attorno ad esse a distanze molto ravvicinate. Questa classi di stelle desta molto interesse nella comunità scientifica, poiché, date le loro caratteristiche, potrebbero consentire all’acqua liquida di esistere nei sistemi planetari che orbitato attorno ad esse. Nella ricerca di mondi abitabili oltre i confini del nostro Sistema Solare, la distanza tra un esopianeta e la sua stella è un fattore cruciale per il suo rilevamento. Più i due corpi sono vicini, maggiore è la possibilità che gli astronomi possano rilevare il pianeta dalla Terra.
Rispetto ai pianeti del nostro Sistema Solare, i due esomondi scoperti recentemente, TOI-1266 b e c, sono molto più vicini alla loro stella: impiegano solo 11 e 19 giorni per orbitare attorno ad essa. Poiché la loro stella è molto più fredda del Sole, le loro temperature superficiali non sono così estreme: il pianeta più esterno ha una temperatura simile a quella di Venere, sebbene sia 7 volte più vicino alla sua stella di quanto Venere lo sia al Sole.
La ‘strana coppia’ presenta una densità simile, che gli esperti ritengono possa corrispondere per metà a materiale roccioso e metallico e per la restante metà ad acqua. In termini di dimensioni, essi sono molto differenti tra loro: il pianeta interno misura poco meno di due volte e mezzo il diametro della Terra; questo lo rende un cosiddetto pianeta ‘sub-Nettuniano’. L’esomondo più esterno, invece, è poco più di una volta e mezzo la dimensione della Terra, e quindi appartiene alla categoria delle ‘Super-Terre’.
I pianeti tra il raggio di TOI-1266 b e c sono piuttosto rari, probabilmente a causa dell’effetto di una forte irradiazione da parte della loro stella, che può erodere le loro atmosfere», spiega Brice-Olivier Demory, co-autore dello studio. «Essere in grado di studiare due diversi tipi di mondi nello stesso sistema è una grande opportunità per capire meglio come nascono questi pianeti di dimensioni diverse».
Lo studio è stato pubblicato su Astronomy & Astrophysics.