Nonostante le limitazioni imposte a livello globale dall’emergenza Covid, il mondo dello spazio sembra non prendersi pause e avanza a grandi passi: la Cyberspace Edition dello Iac 2020 – svoltasi in modalità virtuale dal 12 al 14 ottobre – ha messo nero su bianco le prossime tappe dell’esplorazione spaziale, sottoscrivendo obiettivi che oggi appaiono chiari e condivisi dalla comunità spaziale internazionale: tornare sulla Luna, stavolta per restare, e contemporaneamente battere la strada verso Marte.
Non è passato molto dall’edizione 2018 dello Iac in cui l’amministratore Nasa Bridenstine proclamava per la prima volta i piani degli Usa per la Luna. Oggi, a due anni esatti da quella dichiarazione di intenti, il progetto del Lunar Gateway, la futura stazione lunare, ha già messo diversi mattoni. E se la sua guida è, e probabilmente resterà, a stelle e strisce, i player coinvolti, tra pubblico e privato, sono già tali da farci credere che l’obiettivo Moon 2024, che dovrebbe portare la prima donna e il prossimo uomo sulla superficie del nostro satellite, non è poi così irreale come molti di noi hanno pensato inizialmente.
Certo, in tempo di Covid non si escludono ritardi sulla tabella di marcia che in un settore come quello spaziale sono comunque all’ordine del giorno, ma il bilancio della tre giorni virtuale dello Iac spinge senza dubbio il nostro sguardo in avanti e ci fa sentire, come umanità ma anche come nazione, già con la punta del piede sulla Luna.
A partire dagli Artemis Accords, il primo accordo multilaterale di cooperazione internazionale del Programma lunare Artemis, siglato il 13 ottobre tra la Nasa e i Paesi partner tra cui l’Italia, rappresentata dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alle politiche per lo spazio, Riccardo Fraccaro. Il documento ha stabilito una serie di principi guida che dovranno essere rispettati nel corso del programma lunare, dall’assistenza di emergenza, passando per la condivisione e il rilascio di dati scientifici, fino allo sfruttamento delle risorse in loco, il tutto in una cornice generale di cooperazione a scopi pacifici. Tra i firmatari, oltre agli storici partner della Stazione spaziale internazionale quali Canada e Giappone, anche Australia Lussemburgo, Emirati Arabi Uniti e Regno Unito.
L’accordo, che segue la dichiarazione d’intenti sul programma Artemis sottoscritta il 28 settembre scorso da Fraccaro e Bridenstine, apre all’Italia un’ampia serie di opportunità che si tradurranno in successivi accordi attuativi tra l’Agenzia Spaziale Italiana e la Nasa e che riguarderanno la fornitura di moduli abitativi per l’equipaggio e di servizi di telecomunicazione.
All’interno: interviste a Giorgio Saccoccia, presidente dell’Agenzia spaziale italiana e a Walter Cugno, Vp Esplorazione e Scienza Thales Alenia Space.