Un flusso stellare, proveniente da M92, suggerisce che questo ammasso globulare – situato nella Costellazione di Ercole – venga sgretolato dalle forze mareali causate dalla Via Lattea. Lo ha scoperto un team internazionale di astronomi, tra cui figurano anche due italiane: Laura FerrareseSimona Mei. Gli scienziati hanno utilizzato i dati del Canada-France-Imaging-Survey (Cfis), del telescopio Pan-Starss 1 e della sonda dell’Esa Gaia; lo studio è stato pubblicato sulla rivista The Astrophysical Journal.

La scoperta pone interrogativi sull’origine del cluster e i dati ottenuti potrebbero essere utilizzati in futuro per sondare la regione più interna della nostra galassia. Il team stima che il flusso stellare abbia una massa equivalente a circa il 10 per cento di quella di M92.

I flussi stellari sono correnti lunghe e sottili – composte da astri – che si formano quando gli ammassi globulari o le galassie nane vengono lacerati dall’immensa gravità della Via Lattea. La loro longevità consente agli astronomi di studiarle per comprendere meglio sia il processo di formazione di galassie come la nostra, sia il fenomeno del ‘cannibalismo galattico’. Inoltre, i flussi stellari sono strumenti eccellenti per sondare il potenziale gravitazionale della Via Lattea e per osservare la distribuzione della materia oscura intorno ad essa.

«Le simulazioni realizzate sul flusso hanno indicato che questa corrente di stelle si è probabilmente formata di recente, negli ultimi 500 milioni di anni – spiega Guillaume Thomas, autore principale della ricerca – L’età dell’ammasso è di circa 11 miliardi di anni: ciò implica che esso non si è sempre trovato nell’orbita che vediamo oggi e questo dato solleva domande sull’origine di M92». Nonostante le numerose osservazioni precedenti in questa regione del cielo, gli scienziati non sono riusciti ad individuare il flusso, nascosto dall’elevato numero di astri in primo piano nel disco della nostra galassia. 

«La scoperta migliorerà la nostra comprensione della Via Lattea – conclude Todd Burdullis del Canada-France-Hawaii Telescope –  e permetterà di scoprire di più sulle  proprietà della materia oscura, dell’energia oscura e sulla crescita delle altre strutture presenti nell’Universo».

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