Il campo magnetico di Marte è dieci volte più forte del previsto, a differenza di quando riportato finora dalle osservazioni satellitari. Questo è quanto emerge da un nuovo studio.

I nuovi dati raccolti dagli strumenti a bordo della sonda InSight, dopo un anno di esplorazione sul pianeta rosso, rivelano dettagli unici sulla struttura interna del pianeta e sull’atmosfera superiore, essenziali a comprendere la sua formazione.

Prima della missione InSight, lo studio dei campi magnetici proveniva da satelliti in orbita attorno a Marte. I dati a livello del suolo forniscono agli scienziati un parametro molto più accurato e permettono di individuare anche le aree di provenienza del flusso.

Il pianeta rosso, miliardi di anni fa, aveva un campo magnetico che poi si è ‘spento’ misteriosamente. Poiché la maggior parte delle rocce in superficie è troppo ‘recente’, gli scienziati ritengono che i segnali rilevati dalla sonda debbano provenire dal sottosuolo. Il sito di atterraggio della missione – il cratere Homestead Hollow nella regione di Elysium Planitia, dove la sonda è atterrata nel novembre 2018 – si è dimostrato una zona perfetta per queste rivelazioni dato che è stata rilevata la presenza di segnali magnetici irregolari che cambiano dal giorno alla notte.

«Oltre a dimostrare che il campo magnetico nel sito di atterraggio era dieci volte più forte di quanto previsto dai satelliti, i dati suggerivano che provenisse da fonti vicine. Pensiamo che provenga da rocce molto più antiche che sono sepolte ovunque da un paio di centinaia di piedi a dieci chilometri sotto terra», ha detto Catherine Johnson, a capo dello studio. «Non saremmo stati in grado di dedurlo senza i dati magnetici e le informazioni geologiche e sismiche fornite da InSight». Combinando questi risultati con i dati magnetici satellitari sarà possibile, in futuro, identificare le rocce e stimare la loro età.

Il sensore magnetico a bordo di Insight ha fornito, inoltre, nuovi indizi sui fenomeni che si verificano nell’atmosfera superiore e nell’ambiente spaziale attorno a Marte.

Proprio come la Terra, il pianeta rosso è esposto al vento solare – un flusso di particelle cariche emesso dalla corona della nostra stella, che può causare tempeste solari. Poiché su Marte non esiste un campo magnetico globale, il pianeta è meno protetto dalle intemperie. 

Il sensore di InSight ha catturato le fluttuazioni del campo magnetico tra il giorno e la notte e le brevi e misteriose pulsazioni che si verificato intorno a mezzanotte, confermando che gli eventi all’interno e al di sopra dell’atmosfera superiore possono essere rilevati in superficie. Un dettaglio da tenere in considerazione per gli studi volti alle future missioni umane sul pianeta. 

Le fluttuazioni dei segnali magnetici tra il giorno e la notte sembrano derivare da una combinazione tra vento solare e campo magnetico interplanetario, che producono correnti elettriche generando a loro volta campi magnetici. Anche le misteriose pulsazioni che si verificano principalmente a mezzanotte potrebbero essere correlate all’interazione del vento solare con Marte, ma gli esperti non sono ancora in grado di determinare da cosa vengano causati.

Dopo un anno di osservazioni, Marte inizia a svelare pian piano i suoi segreti, dal suolo all’atmosfera. 

Ciò che sappiamo dal punto di vista atmosferico è che il pianeta subisce forti variazioni di pressione e temperatura giornaliere, più intense rispetto alla Terra. L’atmosfera è così sottile che può riscaldarsi e raffreddarsi molto più velocemente rispetto al nostro pianeta.  I sensori a bordo di InSight non si sono limitati ad osservare tali variazioni, ma hanno rilevato interessanti fenomeni atmosferici, tra cui il segnale delle onde gravitazionali e, per la prima volta, una misurazione diretta della presenza di infrasuoni. I dati di Insight oltre a dare importanti informazioni sul suolo interno, sull’ atmosfera, il campo magnetico e la geologia, hanno dimostrato che Marte è sismicamente attivo (ne abbiamo parlato qui).

La missione ha già prodotto risultati apprezzabili e continuerà ad esplorare il pianeta rosso per un altro anno, durante il quale verranno raccolti dati utili ad affrontare le prossime sfide marziane soprattutto in vista dell’arrivo imminente della missione Mars 2020, in partenza a luglio.